Non sempre ciò che nasce con l’intento di procurare diletto rimane nei margini della razionalità, nei confini del fare qualcosa per procurarsi piacere e svago; purtroppo, molto spesso, sconfina in ossessioni che portano al vizio, all’annullamento di se stessi, al crollo della propria stabilità mentale, affettiva e relazionale. La ludopatia è il vizio-ossessione che dilaga maggiormente ai nostri giorni: una dipendenza dal gioco che allontana dalla vita reale, catapultando in un limbo di compulsione, in un vortice di autodistruzione inconscio, dal quale si ha seria difficoltà ad uscirne. La azzardopatia, o Ludopatia, si sta imponendo come un male sociale sempre più forte a causa dei giochi on line. Nella solitudine di casa propria, dinnanzi al proprio computer si perdono completamente i freni inibitori e con l’accesso facilitato si viene risucchiati in una solitaria compulsione. La ludopatia, sia come dipendenza al gioco scommessa, sia al gioco con le slot-machine o al gioco d’azzardo, e come tutte le net-patologie, strappa la persona dalla sua vita: perdita di danaro, chiusura al mondo, crisi familiare, irrequietezza ed irritabilità, perdita del lavoro. Il bisogno di giocare porta, colui che ne è dipendente, a cercare sempre maggiori somme di danaro per compensare eventuali precedenti perdite o per accrescere sempre più la propria eccitazione nel gioco. Un circolo vizioso di fame di danaro che spinge a procacciarsi altro danaro, una spirale di soldi che vanno e vengono tra vincite e perdite che portano alla alienazione, ad una disperazione da astinenza senza cognizione di causa. Tant’è che il Ddl n.158 del 2012 (art.5) ha inserito la Ludopatia nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) con riferimento alle prestazioni di prevenzione, assistenza e cura delle persone affette da questa patologia .
É una problematica senza tempo quella del giocatore incallito: già Dostoevskij nel 1866 scrisse un romanzo – dal titolo “Il giocatore”- spinto dalla necessità di pagare i suoi debiti di gioco. Uomini dello spettacolo, come Baldini (spalla destra di Fiorello) Emilio Fede, Enzo Ghinazzi (in arte Pupo) hanno percorso a fatica il tunnel della dipendenza dal gioco. Alcuni ce l’hanno fatta attraversando bui percorsi di allontanamento dal mondo dello spettacolo, lontano dai palcoscenici e trovando nel sostegno di amici-colleghi la strada della risalita; altri, come Baldini, sono ancora in corsa per salvarsi da se stessi. Quattro milioni di euro di debiti al gioco hanno fatto di Baldini un uomo inaffidabile, come lui stesso afferma a RadioUno. Racconta di sé in un libro dal sapore dostoevskijano dal quale trae spunto, titolato per l’appunto ” il giocatore”.
Il Ministero della Salute ha dichiarato che oltre la metà della popolazione italiana gioca, di cui il 3,8% riguarda giocatori ‘problematici’ ed il 2,2 % giocatori ‘patologici’; l’allarme sociale ha indotto il Ministero a predisporre un numero verde di emergenza per l’assistenza di quanti vogliano essere aiutati ad uscire dalla dipendenza ( numero verde 800 926 091). Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la campagna di prevenzione, ha sostenuto e finanziato un progetto di alcune scuole di Roma – in collaborazione con l’Arciragazzi Comitato di Roma Onlus – dal titolo “NON GIOCARTI LA VITA – COME PREVENIRE LA LUDOPATIA” che, conclusosi pochi giorni fa, ha raccolto e messo a disposizione della collettività i risultati ottenuti insieme agli esperti ed alle Istituzioni. Il progetto oltre a proporre attività ludico-interattive, ha previsto dibattiti aperti sul concetto di caso, sul rapporto fortuna-sfortuna, sui rischi legati alla perdita di controllo, sulle cause sociali, giuridiche e psicologiche del gioco nonché sui costi umani e sociali collegati alla sua dipendenza.
Il controsenso del nostro Paese in questa ‘sofferenza sociale’ sta nel vietare i Casinò, ma liberalizzare le sale slot e poi, di contro ancora, vedere alcune città italiane adoperarsi nella prevenzione della dipendenza operando uno sconto sulle tasse comunali (Tasi/Tarsu) a quanti gestori di bar e tabaccherie eliminano le slot-machine dai loro locali.
La crisi economica che molti settori hanno attraversato, lo strascico di vuoto economico che talune famiglie hanno sentito pesare sulle loro spalle , la disperazione di non lavorare o di lavorare poco, la conseguente stretta della cinghia e la necessità di trovare un facile espediente per uscire dal peso del non avere, o per la sete di avere di più, ha spinto molte, troppe persone, senza limiti di età e a prescindere dal sesso, a rifugiarsi nel gioco. Peccato che il ‘troppo’ rende il gioco ‘vizioso’ ; e il ‘vizio’ fa del gioco un fardello di ‘troppo’!