di Maura Messina
Nelle ultime settimane abbiamo visto migliaia di dirette, offerte gratuitamente, da parte di artisti, musicisti, scrittori e intellettuali che hanno provato a tenerci compagnia e ci hanno reso il lockdown più sopportabile. Le loro iniziative sono state apprezzate da tutti, ma nonostante questo impegno costante, pare che il governo si sia dimenticato di questa categoria, non tenendola in considerazione all’interno delle varie manovre atte a supportare i vari lavoratori colpiti dalla crisi del covid-19. Per questo motivo, l’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli ha indetto uno sciopero il 1 maggio per attirare l’attenzione del governo sulla condizione dei lavoratori della cultura e dello spettacolo.
Abbiamo raggiunto virtualmente Massimiliano Jovine dei 99 Posse e Maurizio Capone, noti artisti napoletani, che hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Massimiliano Jovine:
“In questo doloroso momento storico che coinvolge l’intero pianeta quello che ci preoccupa purtroppo non è solo il virus, che continua a mietere vittime, ma anche la crisi economica che ne consegue e la mancanza di prospettive per centinaia di migliaia di persone che da questa crisi potrebbero non uscirci più. Nella giornata del Primo Maggio, festa dei lavoratori, io in collaborazione con l’assessorato alla cultura del comune di Napoli, nella persona di Eleonora De Majo stiamo organizzando una intera giornata dedicata al tema del lavoro puntando i riflettori su tutti quei lavoratori del mondo dello spettacolo che in questo momento sono completamente dimenticati dalle istituzioni. Il settore cultura e spettacolo conta migliaia di lavoratori, senza tener conto di tutto l’indotto, che sono stati tra i primi a a smettere di lavorare e che probabilmente saranno tra gli ultimi a ripartire. Tutto questo non è ammissibile, il settore intero chiede che vengano messi in atto provvedimenti specifici per tutti questi lavoratori e le loro relative famiglie che d’improvviso si ritrovano nell’incertezza più assoluta per il futuro. É per questo che, ripeto, il primo maggio dalla pagina Facebook dell’assessorato, si fermeranno le dirette e tutti i contributi artistici che da oltre 8 settimane animano la piattaforma e si darà voce a tutti i lavoratori che chiedono di essere ascoltati ed aiutati. Questo settore non può e non deve essere trascurato, questi lavoratori devono avere la possibilità di andare avanti fino alla riapertura delle loro attività con la dignità che meritano. Io, come loro, ritengo che il primo e più urgente provvedimento da prendere sia quello dell’attuazione di un reddito di quarantena per tutti con la speranza che si riparta tutti presto.”
Maurizio Capone:
“Il Primo Maggio non parteciperò a nessun concerto, sono in sciopero ed invito tutti i musicisti ad aderire per sottolineare la totale mancanza di rispetto verso il settore della musica moderna qui in Italia. C’è l’abitudine di chiederci sempre adesioni solidali che con generosità onoriamo, ma ora che è a rischio la sopravvivenza di migliaia di persone e sarebbe il caso di sostenerci nessuno ha fatto un gesto concreto per il nostro settore. Naturalmente mi riferisco a tutta la grande famiglia di chi lavora nel comparto dello spettacolo che in questo momento è senza reddito e senza prospettive. Le persone, tutte indistintamente, non possono fare a meno quotidianamente di ascoltare musica, ma quando si tratta di riconoscerne la sfera professionale si scopre che qui in Italia regna il concetto che siamo degli hobbisti e che possiamo lavorare gratis perché “tanto lo facciamo per passione”, come se amare il proprio lavoro fosse una colpa!
A distanza di quarant’anni dal mio ingresso in questo settore nulla è cambiato ed ancora, per chi non raggiunge una enorme popolarità, il pensiero comune è che con la musica non si campa. La colpa è soprattutto delle istituzioni che non si sono mai interessate nel dare regole alla giungla in cui viviamo. Nessuno si è mai preoccupato di fare una legge a tutela della musica moderna, quella classica qualche paracadute lo ha. Eppure, di tutti i segmenti musicali, quello della musica moderna è l’unico che sopravvive di forza propria, nessun ente lirico o teatro come La Scala o il San Carlo sopravviverebbero senza finanziamenti pubblici. Invece noi portiamo avanti un settore esclusivamente con le nostre forze, creando cultura che è l’equivalente contemporaneo di quella nata secoli fa dalle mani di Mozart, Beethoven o Bach. La musica vive nel suo tempo, e ne è l’espressione più vera e profonda, motivo per il quale anche senza sostegno, leggi e rispetto sarà sempre viva con grandi apici di eccellenza. Ma questo non può essere una scusa per le istituzioni e sfruttare i musicisti per la loro propensione alla creatività è un tradimento sociale, anzi io lo chiamerei “sfruttamento culturale” e mai come in questo momento è evidente la contraddizione. Perfino i sindacati, ci chiamano da sempre per suonare gratis anche il Primo Maggio, nella festa dei lavoratori, non pagano il nostro lavoro, fanno il loro sfavillante spettacolo sulle nostre spalle e quando scoppia la pandemia ci ignorano completamente continuando però allegramente ad ascoltare le nostre canzoni.
Nella speranza di unirci tutti in questa battaglia lancio questa call a chi ritiene giusto questo ragionamento e che in qualche modo vuole dare un segnale di discontinuità stimolando il cambiamento.
Cominciamo a farci rispettare come lavoratori che producono cibo per lo spirito di tutti gli esseri umani”.
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