di Christian Sanna
Nell’autunno del 1967 la divina Brigitte Bardot chiede a Serge Gainsbourg di scrivere “la più bella canzone d’amore”. La singolare (non inaspettata) richiesta avviene durante la loro relazione durata all’incirca tre mesi. B.B. è già un’icona: modella, cantante ed attrice. Il sogno proibito ( non nascosto) di un’intera generazione di maschi. Serge è un poeta, compositore, musicista, attore francese di origini russe. Gainsbourg non è di bell’aspetto, ma ha fascino da vendere e soprattutto è un genio.
Ed è riuscito a rubare il cuore della più desiderata al mondo. Quando la musa chiama il poeta risponde e la risposta del cantautore francese è immediata, spiazzante, provocatoria. Voilà! La canzone più discussa, scabrosa, torbida, sensuale, erotica e censurata del novecento: Je t’aime… moi non plus. Questo è solo il prologo, perchè l’attrice francese chiede all’amante di non pubblicare il pezzo, a causa di pettegolezzi e voci sui rotocalchi scandalistici. Canzone che resta nel cassetto fino al 1969.
E qui entra in scena la ventenne Jane occhi da cerbiatto con due gambe come un compasso ed un sorriso disarmante. Lei è Jane Birkin, già moglie del compositore John Barry e madre di una bambina. Attrice longilinea lanciata dal Maestro Antonioni nel capolavoro Blow-Up. E con Jane che Serge inciderà la canzone portandola al successo internazionale. L’intreccio delle due voci, i sospiri, i gemiti, le parole sussurrate all’orecchio spingono a pensare che la coppia abbia registrato la canzone in camera da letto durante l’amplesso. Leggenda smentita dalla Birkin in un’intervista; il pezzo fu registrato in sala d’incisione, ma il pathos, il coinvolgimento emotivo, l’intesa fra i due è vera, reale e all’apice.
E pensare che il primo incontro non è indimenticabile; semplicemente non si piacciono. Lui è bruttino ed ha l’aria stralunata, sembra dormire dentro i vestiti, inoltre appare annoiato, presuntuoso, distaccato ed ha il doppio degli anni di lei. Jane è bellissima e delicata, una creatura meravigliosa che cammina sulla terra ma sembra sfilare sulla luna. Si mostra insicura , parla un francese incerto.
Insomma, l’esatto opposto di Brigitte Bardot, la donna ideale di Serge. Tuttavia, devono convivere sul set di Slogan, un film francese che vede i due attori nei panni dei protagonisti. Durante le riprese si respira aria fredda, c’è imbarazzo fra i due, incomunicabilità. Ma Jane è testarda e le donne quando si mettono in testa qualcosa, si sa come va a finire: vincono. Cerca di capire quell’uomo, si impegna a trovargli dei lati positivi e ci riesce una sera durante una cena con la troupe. All’improvviso vengono lasciati soli al tavolo e si ritrovano a parlare, sorridere e ballare. Serge ora è gentile, aperto, ironico, romantico. Gli occhi di Jane cambiano, c’è una luce nuova. La serata è divertente, frizzante e non può finire al ristorante. Fanno l’alba insieme entrando ed uscendo dai locali più alla moda di Parigi. Si divertono, ridono tanto insieme. Finalmente giunge quella complicità inaspettata che li porta dritti in albergo. Tutto è apparecchiato per l’incontro amoroso, perché per chi avesse ancora dei dubbi o lo ignorasse, il letto è ancora il campo di battaglia dei sensi. Le menti hanno fatto l’amore per tutta la notte, ma ora è il momento dell’intreccio dei corpi. Perché amare è reciprocità; rispettarsi i sogni, ovattarsi le delusioni, leccarsi le ferite, avere cura della solitudine dell’altro. Amare è un intreccio di gambe e di mani, scambio di liquidi e di odori. E passare la notte insonne a vegliare sul sonno dell’altro. Amare è tutte queste cose, ma in quella stanza d’albergo il poeta e la sua nuova musa si addormentano l’una fra le braccia dell’altro, stanchi ed esausti dalla movimentata notte passata a bere e a girare nei locali più glamour della capitale francese.
Appuntamento solo rimandato, perché all’inglesina dalle mani da pianista quel cantautore tormentato, gran fumatore di Gitanes senza filtro comincia a piacere maledettamente. Lei si sente desiderata, valorizzata, finalmente donna. Lui dimentica la Bardot e si getta in questa nuova storia con rinnovato vigore ed entusiasmo. Comincia così la storia d’amore più travolgente, artistica e scandalosa del novecento. Vanno a vivere al numero 5 bis di rue de Verneuil nel 7° distretto di Parigi in una casa museo: Serge cura i dettagli dell’arredamento nei minimi particolari dai colori agli oggetti. Al centro del salone il pianoforte dove il musicista di origini russe fra alcool e troppe sigarette, sotto lo sguardo innamorato dell’incantevole modella inglese, compone alcune fra le canzoni francesi più belle di sempre.
Musiche sperimentali e testi altamente poetici, ricchi di citazioni colte e di doppi sensi, una raffinatezza unica. Gainsbourg è un genio, un provocatore, un tombeur de femmes. Jane è incantata, estasiata, lo sguardo adorante, quasi non ci crede che lui abbia scelto lei come sua musa ispiratrice. Serge è sceneggiatore, attore e regista non solo nella vita pubblica, ma anche in quella privata. Lei ne è completamente coinvolta, inghiottita. Fanno una figlia e la chiamano Charlotte ( oggi attrice famosa) e vivono come una famiglia normale insieme alla figlia che Jane ha avuto dal matrimonio precedente. Alla felice unione familiare si aggiunge Nanà, una femmina di bull terrier a cui manca solo la parola.
Sono anni felici e spensierati, ricchi di soddisfazioni. Fino a quando entra in scena Gainsbarre, l’alter ego di Serge. Alcool, sigarette e una vita irregolare lo portano ad avere un infarto all’età di quarantacinque anni. I medici lo salvano e gli consigliano di smetterla di bere e di fumare, ma Serge va avanti a testa bassa verso l’autodistruzione ed aumenta il numero delle sigarette e delle bevute. Appare spesso sbronzo in televisione e ai concerti. Jane è preoccupatissima, accusa il colpo. Teme per la salute del suo uomo e si sente trascurata. C’è un momento in cui ha addirittura “paura” di quell’uomo dolce, malinconico e divertente. L’alcool si fa sentire, Serge un giorno è in paradiso e l’altro all’inferno, la vita familiare diventa impossibile. Un giorno Jane trova il coraggio di fare le valigie e di andare via insieme alle figlie. Serge accusa il colpo e si lascia andare, non è abituato a vivere da solo.
Dopo dodici anni la coppia scoppia. Gainsboug è sempre più Gainsbarre, ma non smette di regalare alla storia capolavori di rara bellezza. Jane si mette col regista francese Jacques Doillon e ci fa una figlia. Serge incontra Bambou una modella molto più giovane di lui che gli regala un figlio. Impegnati in altre storie non smettono di amarsi. Stavolta l’amore non è più passionale, carnale, istintivo. Ma molto di più: si tratta di affinità elettive, di complicità spirituale. Pur avendo una compagna, il poeta francese decide di vivere da solo nella sua casa museo e ad avere le chiavi della sua abitazione è solo una donna: Jane Birkin. La relazione sentimentale fra i due si sublima in quella professionale. Serge è ispiratissimo e scrive per l’amata i pezzi più belli della carriera. Grazie alle musiche e alle parole dell’ex compagno Jane si afferma anche come cantante di successo.
Le canzoni sono struggenti: Serge chiede a Jane di cantare la sua disperazione, il dolore dell’abbandono, la fine della storia. C’è ancora tanto amore nella poesia di Gainbourg e nella voce della Birkin che non smette mai di guardare l’ex compagno di vita con uno sguardo incantato e pieno di ammirazione. Canzoni di successo, premi e tante apparizioni tv. L’amore si è trasformato in sodalizio artistico, ma resta il fuoco sotto la cenere. Ad inizio anni ’90 Serge affaticato nel corpo comincia ad accusare altri problemi di salute. Jane preoccupata lo chiama più volte al giorno per sapere come sta, spesso si precipita a casa per portargli un piatto caldo o per fargli semplicemente compagnia. Fino alla maledetta notte del 2 marzo del 1991 quando viene stroncato da un arresto cardiaco. Finisce qui la vita terrena di Serge Gainbourg artista geniale. Comincia il mito. La leggenda di un amore grande ed eterno fra il poeta e la sua musa. Un amore struggente e totalizzante, disperato e romantico. Una di quelle storie realmente esistite e compiute che fanno ancora sognare.