Articolo e disegno di Fabio Buffa
Quarant’anni fa (l’11 maggio 1981) Bob Marley ci lasciava, vittima di un cancro che i medici gli avevano diagnosticato alcuni anni prima. A distanza di tanto tempo Marley rappresenta ancora ed in modo vivo, il simbolo del reggae, il più popolare esponente di un’entità che non è solo un genere musicale, ma una filosofia di vita.
Era nato a Nine Mile, in Giamaica,il 6 febbraio 1945, dal matrimonio tra una ragazza di colore locale e un bianco, di discendenze inglesi, capitano di marina.
Bob suo padre non lo incontrò mai, l’uomo infatti se ne andò per lavoro e per trovare una propria dimensione altrove, quando il re del reggae doveva ancora nascere, morendo nel 1955.
Quando Marley era ancora bambino, la madre decise di trasferirsi nella capitale giamaicana, Kingston, dove Bob la raggiunse all’età di 12 anni.
Marley, che nel frattempo era approdato negli Usa per fare poi ritorno in patria, fonda con Bunny Livingston, Peter Tosh e altri tre musicisti, il gruppo “The Juveniles”, che successivamente divenne “The Wailers”. Era il periodo tra il 1964 e il ’66, questa band proponeva un genere Rocksteady, praticamente uno Ska più lento, il reggae appunto.
Negli anni il gruppo modificò i componenti, nel 1974 Marley si ritrovò da solo, ma decise di continuare con altri strumentisti, con una band dal nome “Bob Marley & the Wailers”. Nel 1975 esce la versione dal vivo di “No woman, no cry”, inserita nell’album “Live!”, ed è un successo mondiale.
Marley diventa non solo un riferimento musicale, ma anche politico: il 3 dicembre 1976, prima del concerto “Smile Jamaica”, un gruppo armato entra nell’abitazione di Bob e della moglie Alpharita Constantia Anderson (detta Rita) e spara, ferendo il cantate, la consorte e un collaboratore. Questo attentato era una chiara presa di posizione dell’opposizione al governo giamaicano di allora contro Marley, che aveva accettato la proposta del primo ministro di partecipare allo “Smile”.
Ma il re del reggae cantò lo stesso, malgrado le ferite e la paura.
Il suo lavoro continuò senza soste con altri quattro album, tra cui Exodus e Survival. La popolarità di Bob Marley è tale che, grazie a lui, il mondo dei giovani viene a conoscere quella che è la cultura rasta, ispiratrice del reggae: rasta deriva da rastafarianesimo, ovvero un movimento politico-religioso nato negli anni ’30 in Giamaica, che prende come riferimento l’allora imperatore d’Etiopia Ḫailè Sellasie, al secolo Tafari Maconnem (con un titolo nobiliare di ras), concepito come l’incarnazione del Dio della Bibbia. Il ras, sovrano dell’Etiopia, aveva un valore fondamentale per i neri d’Africa, perchè questo stato era considerato dai seguaci del rastafarianesimo la meta del grande ritorno dei neri deportati in America.
L’uso della marijuana (ganja) assume un significato rituale del rastafarianesimo, culto della musica reggae.
Nel 1977, subendo un infortunio in una partita di calcio, Marley venne visitato al piede e gli venne diagnosticato un melanoma maligno alla pelle che partiva dall’alluce. La leggenda racconta che i medici dissero alla pop-star di farsi amputare il dito, inizando poi le cure contro il tumore. Ma Bob pare che si rifiutò, consentendo al cancro di progredire. Portandolo alla morte l’ 11 maggio 1981.
Queste le parole di Bob Marley sul proprio genere musicale: “la musica reggae è creata dai rasta per trasmettere la forza della terra, il ritmo della gente, di quella gente che lavora, soffre e si muove per la propia emancipazione”.
Marley aveva una considerazione suprema della donna vista come “la madre della creazione”.
E il valore della vita, che significato aveva per Bob?
“La mia vita conta solo se posso aiutare gli altri, io vivo per la gente”.
Rasta, Reggae e la loro cultura dovevano avere un’accezione pacifista. “Si può davvero risolvere un problema uccidendo la gente? -si chiedeva Marley- No !! Il mondo ha bisogno della pace, come qualcosa di spirituale”.
E la pace, secondo questo cantante, veniva (e viene) seriamente messa in pericolo dalla condizione economica: “sto cercando di creare un sistema dove tutti possano aiutarsi economicamente -diceva Bob Marley pochi anni prima di morire- perchè i problemi economici creano diffidenza, sfuducia, scontri e morte”.