di Alessandro D’Orazio
L’organizzazione, responsabile di oltre 800 omicidi, è stata una delle più violente in Europa dal secondo dopoguerra.
Il 93% dei militanti dell’Eta ha votato lo scioglimento dell’organizzazione che per decenni ha condotto la lotta armata per l’indipendenza della regione basca. Circa 1.000 i voti favorevoli, 47 i contrari e 70 gli astenuti, secondo i risultati della consultazione interna diffusi con un comunicato pubblicato dai quotidiani baschi. Hanno partecipato al voto 1.335 militanti, tra operativi, detenuti e in esilio.
L’ETA, sigla del gruppo terroristico basco Euskadi Ta Askatasuna(Paese basco e libertà), ha riferito di “dare per terminato il suo ciclo storico e la sua funzione” e ha aggiunto di avere “sciolto completamente tutte le suestrutture e terminato la sua iniziativa politica”. L’organizzazione terroristica ha così concluso un processo iniziato sette anni fa, con cui comunicò l’intenzione di rinunciare alla violenza.
L’ETA nei suoi 60 anni di storia ha ucciso oltre 800 persone, tra cui politici, magistrati e militari, producendo migliaia di feriti. L’organizzazione, nata alla fine degli anni Cinquanta come movimento studentesco di resistenza contro la repressione militare del regime franchista, si concentrò in un secondo tempo sulla lotta per l’indipendenza della regione di lingua basca.
La prima vittima dell’ETA fu un agente della Guardia civile spagnola, José Ángel Pardines Arcay, nel 1968. Nel dicembre 1973 l’ETA uccise l’allora capo del governo spagnolo Luis Carrero Blanco, con una bomba esplosa a Madrid. L’anno successivo uccise 12 persone in una caffetteria della capitale spagnola. Il periodo più violento, però, arrivò nella seconda metà degli anni Ottanta, con una miriade di attentati terroristici.
Nel 2006 l’ETA annunciò una tregua, avviando dei negoziati con il governo spagnolo guidato da Zapatero. I colloqui furono interrotti nel dicembre dello stesso anno, quando l’esplosione di un’autobomba all’aeroporto di Madrid uccise due cittadini ecuadoriani. L’organizzazione annunciò un nuovo cessate il fuoco nel 2011, a cui seguì la rinuncia della sua attività armata. Negli anni successivi gli arresti di importanti leader del gruppo indebolirono irrimediabilmente l’ETA, che fece gli ultimi passi verso il definitivo scioglimento sancito con il voto odierno.