di Alessandro D’Orazio
Il vicepresidente Dombrovskis e il commissario Avramopoulos pongono l’attenzione sulle questioni più spinose del Paese.
Bruxelles come di consueto ha recapitato un nuovo monito all’Italia attraverso le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, il quale intervistato dal Politico e sollecitato proprio da una domanda sull’Italia, ha sentenziato: “È chiaro che l’approccio alla formazione del nuovo Governo e l’approccio rispetto alla stabilità finanziaria deve essere quello di rimanere nel corso attuale, riducendo gradualmente il deficit e riducendo gradualmente il debito pubblico”.
Nello stesso momento in cui venivano proferite queste parole, Bankitalia certificava che il debito pubblico nel nostro Paese è arrivato, secondo le stime sul mese di marzo, a toccare la soglia di 2.302,3 miliardi. Un aumento di 15,9 miliardi rispetto al mese precedente, a causa soprattutto dell’aumento del fabbisogno dell’amministrazione pubblica di 20,1 miliardi. Un dato che viene compensato dalla diminuzione della disponibilità di liquidità del Tesoro e per l’effetto complessivo degli scarti sia dei premi all’emissione che al rimborso con la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione.
Sembrerebbe tutto concluso a questo punto, se non fosse per un secondo avvertimento recapitato a distanza di poche ore dal primo. Stavolta sui migranti. “Speriamo” che col nuovo governo in Italia “non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria”, esclama il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos.
Ed è a seguito di quest’ultima dichiarazione che arriva la replica stizzita di Matteo Salvini: “Dall’Europa ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti”, dice il leader della Lega.
L’evoluzione politica italiana continua, pertanto, a interessare l’intera Europa oltre che al palcoscenico finanziario globale. Segnali quest’ultimi non proprio favorevoli, in considerazione dei rapporti già burrascosi tra l’Ue e un governo in attesa ancora di nascere. Cosa riserverà il futuro è però tutto da decifrare, tra macchinosi giochi politici e una economia che stenta a ripartire.