di Alessandro D’Orazio
La decennale disputa tra Grecia e Macedonia sarebbe oramai conclusa, a seguito della firma di uno storico accordo sulla modifica del nome della ex Repubblica iugoslava di Macedonia (FYROM), nome ufficiale attuale, in “Macedonia del Nord”.
Il problema legato al nome della Macedonia perdura da ben 27 anni, da quando nel 1991 la Macedonia dichiarò la sua indipendenza dalla Iugoslavia scegliendo il nome di “Repubblica di Macedonia”. Alcuni cittadini e politici greci accusarono il nuovo Paese di essersi appropriato di un nome e di un’identità culturale e storica appartenente a un’area geografica che rientrava nei confini dello Stato greco. Secondo questa tesi, la Repubblica di Macedonia si era appropriata di una parte della cultura greca, “sfruttando” la figura storica di Alessandro Magno (a cui era fino a poco tempo fa intitolato l’aeroporto di Skopje, la capitale della Macedonia). Usare quel nome era percepito da questa fazione greca come una minaccia di pretese sulla regione greca della Macedonia.
A causa del nome “Macedonia”, negli anni Novanta la Grecia si oppose persino all’entrata della Macedonia nella NATO e nell’Unione Europea. Per evitare problemi nel 1993 le Nazioni Unite accettarono la Macedonia a patto che il suo nome ufficiale diventasse “Former Yugoslav Republic of Macedonia” (FYROM). Nel 1995 il contenzioso tra Grecia e Macedonia arrivò alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja: nel 2011 la Corte diede ragione alla Macedonia, che ha infatti continuato a chiamarsi con il nome scelto nel 1991. Nel frattempo, però, la Macedonia non è ancora entrata né nell’Unione Europea né nella NATO. A gennaio i governi greco e macedone si erano accordati per iniziare nuovi colloqui.
A distanza di numerosi anni, pertanto, i primi ministri Tsipras per la Grecia e Zaev per la Macedonia hanno annunciato di aver raggiunto un accordo la scorsa settimana, permettendo ai rispettivi ministri degli Esteri di siglare un’intesa pochi giorni dopo. Nonostante il messaggio distensivo, proteste contro tale evento si sono svolte sia a Skopje che ad Atene su iniziativa di gruppi legati alle opposizioni conservatrici e nazionaliste dei due Paesi. La situazione sembrerebbe, tuttavia, al momento rientrata.