di Alessandro D’Orazio
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha recentemente siglato una direttiva con l’obiettivo di ridefinire il sistema dell’accoglienza dei migranti. Lo scopo del ministro sarebbe quello di ottimizzare i servizi forniti contenendone allo stesso tempo i costi. In particolare, il nuovo modello di prima accoglienza prevede una differenziazione dei servizi offerti sulla base delle diverse fasi di gestione del fenomeno. Ciò trova, inoltre, conforto sulla scorta delle raccomandazioni espresse dalla Corte dei Conti nel mese di marzo di quest’anno, dopo lo svolgimento di una indagine conoscitiva sul sistema di prima accoglienza.
La nuova direttiva del ministro Salvini punterà all’individuazione di due differenti livelli di prestazioni; in un primo caso verranno assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza, mentre nel secondo caso, le operazioni per migliorare l’inclusione sociale dei migranti saranno riservate esclusivamente a chi beneficia delle forme di protezione normativamente previste. Le prestazioni saranno dunque specifiche e coerenti con la tipologia di accoglienza del migrante.
Secondo quanto previsto dall’intesa stilata, sarà l’Anac a fornire il supporto tecnico e giuridico per la successiva elaborazione dei bandi destinati alle varie tipologie di ospitalità previste. Si cercherà perciò di giungere ad una standardizzazione delle procedure, in modo da supportare gli uffici delle prefetture impegnate nel merito.
Di parere opposto sono però le numerosissime associazioni ed Ong coinvolte nel sistema di prima accoglienza. “Salvini sceglie di voltare le spalle agli impegni presi precedentemente dal ministero che rappresenta, mettendo in campo provvedimenti a favore dei centri collettivi. Ghetti che, per le somme ingenti delle gare d’appalto, fanno gola a tanti soggetti che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza e la tutela dei richiedenti asilo, né tantomeno con gli interessi delle comunità locali”, sentenzia l’associazione Arci.
Critiche arrivano anche dal Centro Astalli: “Bisogna lavorare per l’integrazione sin dal primo giorno. Corsi d’italiano, accompagnamento socio-legale, formazione, lavoro sono misure indispensabili per garantire un’inclusione sociale che porti i rifugiati a godere di una reale autonomia, e a uscire nel minor tempo possibile dal sistema pubblico di accoglienza”.
In attesa del nuovo piano di razionalizzazione delle spese di prima accoglienza, non sono dunque mancate le polemiche, a cui tuttavia dovranno essere contrapposte soluzioni puntuali per la gestione di un problema troppo spesso affrontato in maniera scorretta e poco cristallina.