di Gemma Delle Cave
Ricordate quando Freddie Mercury, con il microfono ad asta, faceva impazzire il pubblico, mimando il gesto di suonare una chitarra? O quando, sul palco di Woodstock, nel 1969, Joe Cocker finse di suonare un basso in With A Little Help From My Friend? Tutti, dagli artisti famosi a noi comuni mortali, abbiamo avuto, sotto l’effetto della musica rock, l’istinto irrefrenabile di imitare un chitarrista nella sua performance.
Questo tipo d’imitazione è chiamata Air Guitar. Dal 1996, il territorio dell’Oulu, in Finlandia ospita i campionati mondiali di questo bizzarro stile musicale, di cui pochi giorni fa è risultata vincitrice la concorrente giapponese Namani Nagura, in arte Seven Seas (ovvero Sette Mari), che ha vinto una chitarra elettrica intagliata a mano, la famosa Flying Finn.
La scena è costituita da un palco ed un potente impianto audio, poi il resto è tutto nelle mani, nel vero senso della parola, nella capacità scenica e nel modo di trascendere l’imitazione di un vero chitarrista, come recita il regolamento.
La musica, ancora una volta, riunisce la gente, dalla borghesia ai più ribelli. Ci fa obliare il tempo e ci trascina come se fosse un vento.
In molti ritengono che la vera musica, come la maggior parte delle forme d’arte, sia morta, identificando la musica di qualità con quella dei cantanti di una volta, che lavoravano anche anni su un singolo pezzo e non disponevano dei suoni virtuali conosciuti oggi, quelli che si liberano dalle consolle dei Dee-Jay.
Ciò forse è condizionato dalle preferenze che ognuno ha per un particolare genere. Il livello medio degli ascoltatori giovani testimonia che o ci si appassiona a cantanti del passato o si seguono le mode odierne: sì, perché oggi la musica dura poco, si incide un brano solo con lo scopo di vendere ed acquisire popolarità. È come se si fosse passati da una musica immortale ad una musica mortale, da pezzi che si tramandano da anni pezzi che dopo un attimo finiscono nel dimenticatoio.
Si parla, a volte, di una guerra metaforica, combattuta tra amanti della dance ed amanti del rock: i primi che detestano i secondi, perché la loro musica è solo rumore, ed i secondi che detestano i primi, perché la loro musica è solo confusione e riciclo di canzoni già note.
Il Dj, infatti, lavora non tanto sulla creazione ex novo delle melodie, ma mixa le tracce tra loro dando più importanza alla tempistica. Però, è anche vero che ci sono pezzi della musica attuale, che ‘spaccano’ come i vecchi vinili.
La musica, in fin dei conti, è tutto ciò che trasmette emozioni: se lo fa un brano elettronico, allora anch’esso è musica.