La paura avanza. Il degrado inghiotte una zona dopo l’altra, da quelle periferiche a quelle centralissime. E i cittadini finalmente iniziano ad alzare la testa. Ieri sera, all’assemblea pubblica con quasi trecento persone (voluta dagli amministratori del gruppo social “Sei di Casoria se…”) , in piazza San Paolo, gente comune e qualche comitato hanno tracciato una mappa di devastazione urbana e di criminalità diffusa. Decine di zone, da via Castagna a via Marconi, da via Paone a via Pio XII, da piazza San Paolo alla centralissima via Principe di Piemonte, piazze e strade in preda al degrado e soprattutto alla paura. Dove dopo una certa ora non si può neanche più rincasare in pace.
Non ci sono più dubbi: a Casoria c’è una nuova escalation di microcriminalità, fatta di rapine in pieno giorno, vessazioni e soprusi spesso nemmeno denunciati. La città è vittima di tanti cani sciolti dediti ad attività criminose, che nella maggior parte dei casi, provengono dai quartieri di San Pietro, Secondigliano e dalla vicinissima Casavatore.
Pericoloso attraversare le strade della movida casoriana dopo le 22, e a forte rischio sta diventando intrattenersi ai bar del centro. Le risse sono sempre più frequenti, e non si tratta solo di scazzottate tra adolescenti, spesso si è assistito a spedizioni punitive con tanto di mazze, bottigliate e ferite non banali.
Nei punti di maggiore aggregazione non esiste un presidio fisso, che possa scoraggiare i malintenzionati. La Polizia Municipale (in alcuni casi assente) dovrebbe avere un organico maggiore, non arriva alla metà e la notte non è operativa. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, con risorse limitate per un territorio così grande. Ci vuole presenza, prevenzione, monitoraggio. E solo con mezzi ed uomini si può fare. La notizia delle installazioni di ulteriori 30 telecamere divulgata in un comunicato dal primo cittadino è una buona nuova, ma è ancora troppo poco.
La recrudescenza di questi reati odiosi sta mettendo in ginocchio un’ intera città che si trova molto spesso costretta a difendersi da sola, senza aiuti e senza alcuna comprensione. Lo scenario è ormai apocalittico, perché a questi fenomeni si associano scene di grave degrado urbano: cartacce e bottiglie gettate per terra, muri imbrattati, vicoli maleodoranti, panchine rotte in spazi verdi incolti. Scene di degrado di questo tipo sono esperienze, purtroppo, quotidiane in città. A volte non ci si fa più caso ma, per la maggior parte delle persone, percorrere luoghi sporchi e deteriorati provoca un senso di incertezza e alimenta la paura di essere più esposta ad atti criminali.
Sono un autentico disastro le conseguenze sociali che derivano dalle rapine, tante attività sono costrette a chiudere i battenti, spaventate dalla totale mancanza di sicurezza, o addirittura molti rinunciano totalmente al solo pensiero di aprire una nuova attività. E poi c’è la nostra infinita paura. Vedere uscire i nostri figli la sera e temere che possa accadere qualcosa, con il cuore in gola, fino al loro rientro. Non è vita questa…
Eppure questa città ha avuto un passato felice; i bambini che giocavano tranquilli in strada, le passeggiate domenicali al centro, il caffè sorseggiato ai tavoli dei bar. Non ci crederete, ma c’era un cinema in questa città, anzi più d’uno. Discoteche, locali alternativi (accorsatissimi) dove si suonava musica dal vivo, le prime radio libere hanno visto la luce nella nostra città. C’erano associazioni culturali, sportive, religiose, compagnie teatrali. Oggi c’è addirittura un bellissimo museo di arte contemporanea che il 99% dei cittadini non ha mai visitato. Il benvenuto ai passanti oggi è dato spesso da lavatrici e frigoriferi che sbucano come funghi. Centauri che sfrecciano in città, inspiegabilmente impuniti e senza casco. Mancanza assoluta di senso civico e strafottenza regnano incontrastati.
In un momento simile come quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle c’è un’ unica cosa che possiamo fare ed è una mobilitazione totale, completa, quotidiana. Bisogna scendere nelle strade, “occupare gli spazi” che abbiamo lasciato a questa fetida orda di barbari. Bisogna uscire dall’angolo in cui siamo stati relegati.
Bisogna alzare la testa, a partire da tutti quelli che ieri sera a piazza San Paolo non c’erano, quelli che hanno preferito restare a casa. Tutti noi DOBBIAMO essere protagonisti di un cambiamento assoluto. Più forti della pressione psicologica a cui veniamo sottoposti in maniera subdola o diretta. E allora, tutti devono entrare in questa partita: il primo cittadino, le istituzioni sovracomunali, le forze dell’ordine, la polizia municipale, le scuole di ogni ordine e grado, gli studenti e i dirigenti, le associazioni culturali, i commercianti e gli imprenditori, ma soprattutto noi. Mobilitiamoci in una manifestazione oceanica, dove tutte le categorie elencate portino il loro contributo e chiediamo al Prefetto l’invio dell’esercito, così come si fa a Napoli nell’operazione strade sicure.
Smettiamola di fare le comparse della nostra stessa vita. Invertiamo il binocolo, per mettere a fuoco che l’obiettivo non è affatto irraggiungibile, il problema siamo anche noi che pensiamo di non poter cambiare le cose. Mi piacerebbe che ognuno con la propria intelligenza e con la propria sensibilità partecipi alla riconquista del nostro territorio, coinvolgendo più persone possibili, senza lasciarsi andare allo sport più praticato e amato sui social: quello della stroncatura a prescindere.
Mi viene in mente una citazione ( un po’ corretta ) che potrebbe andare bene per noi in questa dura battaglia:
“In trecento è amore, in mille è una festa, tutti insieme è cambiamento”.