di Alessandro D’Orazio
E’ notizia recente l’assegnazione del premio Nobel 2018 per la medicina all’immunologo statunitense James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo grazie alle “loro scoperte sulla terapia del cancro per mezzo della regolazione del sistema immunitario”. I due studiosi, stando alle motivazioni dell’Accademia, “hanno capito che si può stimolare il sistema immunitario per attaccare le cellule tumorali, un meccanismo di terapia assolutamente nuovo nella lotta a un tipo di malattia che uccide ogni anno milioni di persone e che costituisce una delle più gravi minacce alla salute dell’umanità”.
Le terapie dei due scienziati hanno, infatti, rivelato una sorprendente efficacia nella lotta al cancro, giungendo ad elevare l’immunoterapia al quarto posto nelle cure oncologiche dopo la chirurgia, la radioterapia e i farmaci antitumorali.
Nel corso dell’ultimo decennio, però, anche il nostro Paese è riuscito a dare un contributo fondamentale alla ricerca grazie al lavoro di importanti realtà, tra le quali è obbligatorio citare l’Istituto Nazionale Tumori IRCCS – Fondazione G. Pascale di Napoli. “L’Italia ha contribuito in maniera decisiva alle ricerche che hanno permesso di rendere disponibili le terapie immunoterapiche ai pazienti colpiti da tumori in fase molto avanzata. Basta pensare che all’Istituto Pascale di Napoli, dal 2006 ad oggi, abbiamo trattato con queste armi circa 2000 pazienti”, ha dichiarato Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale.
“Questi trattamenti”, ha spiegato Ascierto, “stimolano il sistema immunitario ad attivare i linfociti T, potenti globuli bianchi che a loro volta identificano e distruggono le cellule tumorali per prevenire la diffusione della malattia. Il melanoma ha rappresentato il modello ideale per verificare l’efficacia della immunoterapia. Innanzitutto perché si tratta di un tipo di neoplasia relativamente facile da analizzare, grazie a una biopsia cutanea. Abbiamo potuto studiarne a fondo le caratteristiche immunologiche e, proprio nel melanoma, sono stati individuati per la prima volta gli antigeni, cioè i bersagli della risposta immunologica presenti sulle cellule tumorali”.
In considerazione di quanto detto, grande deve essere il plauso dell’opinione pubblica nei confronti di un’eccellenza di settore di cui il nostro Paese deve essere orgoglioso. E se la lotta ad uno dei mali più crudeli del XXI secolo potrà un giorno essere vinta, sarà anche grazie agli sforzi profusi dai nostri medici e ricercatori.