di Andrea Carpentieri
Il timing, la tempistica, sono tutto nell’ambito della comunicazione: stare sulla notizia è necessario, fondamentale, e parlare di un argomento in un momento x e non in un momento y può fare tutta la differenza del mondo.
La tempistica, infatti, è spesso essa stessa produzione di senso, è essa stessa parte integrante del messaggio che si vuole veicolare: parlare di un dato argomento appena quest’ultimo balza alla ribalta significa volere essere parte attiva del dibattito attorno a quell’argomento, magari provando, se se ne hanno i mezzi, ad orientare ed indirizzare le cose sulla scorta del proprio pensiero.
Occuparsene quando invece gli eventi hanno preso una piega chiara e netta, e quindi accodarsi ai fatti senza tentare di agire su di essi, significa attribuire a quegli eventi un rilievo meno significativo all’interno della propria gerarchia di priorità, o significa che si era consapevoli che nulla si sarebbe potuto fare per invertire rotte, mutare tendenze, cambiare cose.
Ancora Lodi, ancora i bambini segregati, ancora lo schifo della mensa leghizzata. Oggi, però, la ribalta tocca a Di Maio e, lo dico con rammarico, a Fico.
La notizia deflagra come una bomba la sera di giovedì scorso grazie alla trasmissione PiazzaPulita, e se ne parla per tutto il fine settimana, con Salvini che ovviamente si schiera a favore della signora Casanova.
Gli italiani, intanto, meglio, alcuni italiani, reagiscono, sostengono una raccolta fondi e mettono insieme (mettiamo, per la verità) 60000 euro, coprendo le spese per i pasti dei piccoli figli di immigrati fino a dicembre.
Ora, solo ora, tra domenica sera e lunedì Di Maio e Fico dicono che i bimbi non si toccano, che chi ha messo in atto comportamenti discriminatori deve chiedere scusa: perché parlare adesso e non prima, non subito? Perché aspettare che a reagire al letame politico ed umano fascioleghista fosse la gente comune? Cosa dobbiamo pensare? Che abbiano atteso di annusare il vento e capire se ci sarebbe stata una reazione popolare (il popolo, Dio dei tempi gialloverdi) capace di garantirli, di far loro da scudo contro i più che probabili rimbrotti di Salvini?
Chi ha costruito le proprie fortune e la propria stessa ontologia politica sulla comunicazione social, che è fatta di qui ed ora, di commenti subitanei, non può certo aver pensato che commentare di giovedì o di lunedì fosse la stessa cosa.
Insomma a questo punto, Di Maio e Fico, forse avreste fatto meglio a continuare nel vostro vergognoso silenzio.