È stata lunga, cazzo, altro che storie.
Ci son voluti più di dieci anni, al termine di un interminabile Purgatorio che ci aveva fatto sprofondare all’Inferno, per tornare in Paradiso dopo il regno di D10S.
E stasera, per una sera sola, all’inferno torneremo: anzi, in UN inferno, un inferno come ce ne sono tanti in giro per il mondo, solo che questo è abitato da diavoli che possono far male, tanto male.
Eppure, Anfield non fa paura a chi è passato per le stanze dei tribunali, a chi ha sbuffato e sudato a Gela o a Lanciano, a chi ha mangiato polvere mista a merda dopo essere caduto a faccia in giù dagli altari di fine anni ’80 e inizio ’90.
Sarà una festa, DEVE essere una festa, perché stasera andremo a ballare in casa di principi europei sapendo di non essere Cenerentole condannate a scappare, no: stasera potremo ballare anche da soli, stasera le danze potremo aprirle, condurle e chiuderle noi, perché la corazza costruita fra le stanze del tribunale fallimentare e i campi di Gela e Lanciano è dura, cazzo se è dura.
No fear, dicono da quelle parti, e così deve essere, così sarà: la paura lasciamola da parte, la paura sia un ricordo di quei momenti allo Stanford Bridge, della prima mezz’ora all’Emirates o del primo tempo in casa Guardiola, di tante trasferte-sofferenza vissute a Torino, di quando ci stavamo formando e preparando.
Oggi non esiste una sola ragione per aver paura del Liverpool, di Klopp, della Kop, di Anfield: con i fantasmi ci avete combattuto e vinto una sera di aprile, dimostrando che eravate i più forti a casa dei più forti, ed ora nulla vi è precluso, angeli azzurri.
Testa fredda, cuore caldo, gambe veloci e forti, cazzimma di casa nostra, e vedrete che andrà bene: in fondo, cantare <<You’ll never walk alone>> mette i brividi agli avversari, certo, però non significa necessariamente che tu che canti accompagnerai chi non dovrà camminare da solo. Per dire questo, bisogna essere chiari, e urlare: <<Sarò con te, e tu non devi mollare>>: ed è meglio, è più bello, no?
Comunque vada, sempre con voi.