di Rosario Pesce
È evidente che lo scenario politico delle prossime settimane sarà, per intero, occupato dalle vicende interne al PD, che nel mese di marzo è chiamato a darsi un Segretario Nazionale ed un nuovo gruppo dirigente, dopo la sconfitta in occasione delle elezioni della scorsa primavera.
È ovvio che la dinamica congressuale possa portare degli scossoni, come già è avvenuto nel corso delle ultime settimane.
La corsa, che doveva essere a due, fra Minniti e Zingaretti, rischia di essere condotta in modo solitario dal Presidente della Regiona Lazio, visto che l’ex-Ministro degli Interni ha preferito farsi da parte in modo clamoroso, quando ha compreso che non avrebbe ricevuto il sostegno convinto e completo da parte della componente renziana.
Invero, cosa possa accadere fino alla presentazione delle candidature nessuno lo sa.
Ipotizzare che Renzi sia al di fuori della dinamica congressuale è inverosimile, perché il protagonista della storia degli ultimi cinque anni del PD non può, ragionevolmente, ritirarsi sull’Aventino, finanche qualora avesse programmato di uscire, comunque, dal partito.
Certo è che il prossimo Segretario, chiunque sia, avrà un compito ingrato dinnanzi a sé.
Le incertezze e gli errori del Governo non hanno aiutato il PD a crescere nel consenso popolare: l’unico, che ha tratto vantaggio dall’ultimo semestre, è Salvini che, all’interno della maggioranza, ha eroso voti ai Grillini, apparendo agli Italiani come quello che fa opposizione al Dicastero di cui egli stesso è autorevole componente.
È evidente che l’inesperienza dei Grillini ha contribuito a creare una simile dinamica, ma è ovvio che il PD, diretto dalla nuova leadership, dovrà uscire dall’angolino in cui ora si trova.
Ed è pleonastico sottolineare che il tempo delle divisioni deve cessare, se all’interno del PD e del Centro-Sinistra ambiscono a tornare al Governo nei prossimi anni, visto che le divisioni sono state il primo elemento su cui i Grillini e la Destra hanno costruito le premesse del successo dello scorso mese di marzo.
Riuscirà Zingaretti a dare unità ad un partito, che da anni si consuma in lotte fratricide?
Renzi vorrà essere parte, ancora, di questo schieramento o immagina, per davvero, di poter costruire un partito ad usum delphini, che sarebbe l’ennesimo della storia politica italiana?
Certo è che il PD ha la possibilità di tornare protagonista, ma non può perdere l’ulteriore occasione favorevole della sua, pur breve, vita.