di Alessandro D’Orazio
È notizia di questi giorni l’accesa protesta dei pastori sardi, i quali rivendicano un aumento del prezzo del latte ovino e caprino. Le immagini dei litri di latte versati per le strade della Sardegna hanno fatto il giro del mondo. In particolare i manifestanti protestano contro il prezzo del latte, ora pagato circa 55 centesimi al litro, il quale vorrebbero che salisse almeno a 70 centesimi netti. Inoltre gli stessi contestano anche un controllo deficitario delle istituzioni sui prodotti a marchio dop dell’isola.
Mercoledì prossimo è stato riconvocato a Cagliari il “tavolo del latte”, attorno al quale siederanno i rappresentanti degli industriali, delle cooperative, dell’Oilos, l’organismo interprofessionale latte ovino sardo, le organizzazioni di categoria e la Regione Sardegna, impegnata in una difficile mediazione. L’assessorato dell’Agricoltura ha proposto una forbice di prezzo fra gli 80 e gli 85 centesimi al litro e chiesto al governo di mettere a disposizione della Sardegna 25 milioni di euro del fondo ovicaprino, che potrebbero far risalire il prezzo del latte, finanziando i bandi per l’acquisto dei pecorini da destinare agli indigenti e creare fondi di garanzia attraverso la Sfirs, la finanziaria regionale, con cui sostenere finanziariamente cooperative o altri centri di trasformazione.
Il prezzo del latte, però, è collegato anche a quello del Pecorino romano, che è crollato. Da 7,50 euro al chilo è passato a 5,40 a causa di un eccesso di produzione: la quantità di pecorino romano che il mercato è in grado di assorbire è di 280 mila quintali, ma l’industria casearia ne ha prodotti 340 mila. L’anno scorso la Regione è per questo intervenuta con uno stanziamento di 13 euro a capo ovicaprino, per un totale di 45 milioni di euro stanziati con legge, per aiutare le aziende colpite dal calo del prezzo del latte e dalla siccità. Tutto ció non è però bastato ed ora si attendono ulteriori sviluppi nelle trattative in corso.