Lorenzo Insigne: “Io di mia moglie mi fido, è degli uomini di no”

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È andato in onda martedì scorso, durante una puntata de “Le Iene”, uno scherzo organizzato ai danni di Lorenzo Insigne.
Complice la moglie Genny, che – per fargli capire quanto potesse essere a volte eccessiva la sua gelosia – si fingeva interessata a un provino per una parte nel film “Madame Bovary”, e sensibile alle attenzioni insistenti del regista: mazzi di fiori, messaggi scritti e audio inviati a tutte le ore, e una scena appassionata da girare con un attore belloccio.
Apriti cielo.
L’Insigne nazionale, geloso che Otello scansati, ha reagito come ci si aspettava e come gli ideatori dello scherzo speravano: musi lunghi, la moglie spedita a dormire sul divano, fiori gettati nella spazzatura e un bel messaggio chiarificatore in cui intimava al regista/stalker di lasciare in pace la moglie che non avrebbe fatto nessun provino.
C’è da premettere che lo scherzo è stato girato da tempo e che ci sono voluti, appunto, mesi per ottenere la liberatoria alla messa in onda. C’è da aggiungere che, per chi li conosce, i coniugi Insigne sono una coppia affiatatissima, in cui lui non ha mai fatto mistero della sua gelosia  non tanto verso la bellissima moglie, quanto verso terzi inopportuni. C’è da precisare che, in uno scenario dove la violenza domestica, psicologica e fisica, sono all’ordine del giorno, la linea di confine fra il tutelare i propri equilibri familiari e lo sfociare nella vessazione è veramente sottile e labile. Lungi da chi scrive il giustificare determinati comportamenti in nome del “personaggio” Insigne, ma credo che si stia veramente esagerando. Non credo sia difficile immaginare, anche per chi non è del mestiere, che fra il girato e il messo in onda ci siano ore e ore che non avremo mai modo di vedere. Chi allo scherzo ha partecipato (il finto regista Vincenzo D’Aniello), tra l’altro tifosissimo del Napoli, si è dichiarato interdetto davanti alle polemiche. Giura che Lorenzo fosse realmente sconvolto all’idea che Genny potesse essere davvero interessata alla avances di un altro uomo, e di aver sperato che gli rivelassero in fretta che si trattava di uno scherzo, perché temeva che accusasse un malore, visto il suo stato. Genny e Lorenzo hanno acconsentito ad autorizzare la trasmissione dello scherzo, e secondo me la chiave di lettura è proprio questa.
È pericoloso enunciare a cuor leggero certe teorie: affibbiare la nomea di violento, vessatore, troglodita significa ledere l’immagine di una persona, oltre che di un personaggio.
È fin troppo semplice ergersi a paladini della libertà (o libertinaggio?), per paura di essere tacciati di arretratezza culturale.
È riduttivo chiamare in causa le battaglie per i diritti delle donne, che qualcuno crede lesi dagli atteggiamenti di Insigne: sono convinta che Genny Darone, coniugata Insigne, sia una Donna troppo intelligente per lasciarsi vessare o limitare, nella vita reale. Essere la moglie di un personaggio del calibro di Insigne, moglie innamoratissima, fra l’altro, non deve essere semplice: noi donne quando si tratta di libertà personale siamo bravissime a enunciare teorie, ma in pratica sappiamo essere spietate, se dovesse trattarsi di rubare il marito ad un’altra. In un ménage coniugale si raggiungono equilibri e si fanno rinunce che, all’esterno, potrebbero sembrare inspiegabili. Credo che non essere presenti sui social, se in casa si sta bene, se ci si sente amate e messe al centro di un universo, se il partner dimostra in mille altri modi di “esserci”, sia poca cosa.
Stiamo bene attenti a distinguere le situazioni: un buffetto non è certo violenza, un messaggio per intimare a un corteggiatore molesto di smetterla non è vessazione.
Venti minuti di messa in onda, montati ad hoc, non sono la vita vera.

 

 

 

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.