di Alessandro D’Orazio
I fondi per l’editoria saranno progressivamente ridotti fino all’abolizione totale nel 2022 e a rischiare la chiusura sono oggi numerosi media storici, tra cui anche la celebre “Radio Radicale”, emittente fondata nel 1976 da Marco Pannella. Il Movimento 5 stelle lo aveva ampiamente annunciato nel corso della scorsa campagna elettorale, suscitando la preoccupazione di molte testate minori. In particolare incontrerebbero serie difficoltà quotidiani quali “Avvenire”, “Il Manifesto” e “Il Foglio”, oltre a tantissimi altri giornali nazionali.
Relativamente al caso di Radio Radicale, l’intervento del Governo maggiormente invasivo riguarderebbe il taglio della attuale convenzione statale prevista per la trasmissione in diretta delle sedute del Parlamento. Oggi la convenzione viene revocata dal Mise, il Ministero dello sviluppo economico guidato da Di Maio, perché considerata troppo costosa.
Nonostante i molteplici servizi di qualità che la radio produce con un costo annuale che è pari a quanto la Rai costa in un giorno: 15 milioni di euro.
Ad oggi, ancora non è stato trovato un accordo con il Mise per sopperire ai molteplici servizi che la radio lascerebbe scoperti, sebbene la convenzione attualmente in essere scada il prossimo 20 maggio.
Altra grande preoccupazione è inoltre dovuta alla sorte del monumentale archivio dell’emittente, il quale da ben 42 anni conserva – mediante una catalogazione gratuitamente accessibile – tutte le registrazioni fatte a partire dall’anno 1976. Da quella data in poi, tutto quanto accaduto in Italia, di rilevanza pubblica, è contenuto infatti in quell’archivio. E cosa ne sarà di questo esteso patrimonio dal 20 maggio prossimo, quando non ci saranno più le risorse per pagare anche il personale addetto all’archivio, se lo chiedono in tanti.
Nel frattempo, durante l’ultimo congresso del Partito radicale, tenutosi dal 22 al 24 febbraio, è stato ampiamente dibattuto l’imminente destino di Radio radicale. A testimonianza della delicatezza del tema sono state numerose le testate giornalistiche ad aver espresso la propria solidarietà nei confronti dell’emittente. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, il problema persiste e l’attenzione fornita dagli organi di stampa in merito alla vicenda è stata sinora poco incisiva. Si spera, pertanto, che nell’immediato futuro la questione possa essere dibattuta e giungere ad una positiva conclusione.