di Alessandro D’Orazio
Si sono intensificati gli scontri nella capitale libica in queste ultime ore ed è oramai evidente che venti di guerra civile spirino all’orizzonte. Sulla base di quanto riferito dalla Organizzazione mondiale della sanità nel Paese nordafricano il numero dei morti sta salendo drammaticamente, così come quello dei feriti. In una alternanza tra attacchi e controffensive, avanzate e ritirate, si fa sempre più cruenta la battaglia alle porte di Tripoli, che si combatte furiosamente tra le forze fedeli al governo internazionalmente riconosciuto di Fayez al Sarraj e quelle di Khalifa Haftar.
Il bilancio dall’inizio dell’offensiva (4 aprile) è di oltre 100 morti, tra i quali numerosi bambini. Decine e decine di famiglie sono bloccate tra due fuochi: moltissime le telefonate strazianti dalle zone di combattimento che arrivano ogni giorno ai centri di emergenza. Soprattutto donne, che chiedono cibo e acqua.
Nel frattempo i dossier dei servizi segreti posti all’attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte parlano chiaro: sarebbero in migliaia gli stranieri pronti a salpare dalle coste libiche per dirigersi in Italia. Secondo le indiscrezioni, la prima ondata potrebbe coinvolgere ben 6mila stranieri intenzionati a salire su barconi guidati da trafficanti senza scrupoli. Tale pericolo sarebbe stato peraltro confermato anche dal direttore dell’Aise, Luciano Carta, nella sua audizione al Copasir.
Stando così le cose ed in considerazione dell’avvicinamento della stagione estiva spetterà al governo italiano impedire nuove ed indiscriminate ondate di sbarchi. Conte ha già detto che, in caso di emergenza umanitaria, Roma farebbe la sua parte.
Scelta sicuramente divergente rispetto alla politica salviniana dei porti chiusi; in caso di guerra, è evidente però che la linea dura condotta da Palazzo Chigi potrebbe temporaneamente arrestarsi, sebbene sia stato lo stesso ministro dell’Interno a dichiarare alla stampa: “Non cambia nulla sulle politiche migratorie per l’Italia. In Italia si arriva con il permesso, coloro che scappano dalla guerra arrivano in aereo come stanno facendo. Ma i barchini, i gommoni o i pedalò in Italia, nei porti italiani non arrivano”. Cosa ci riserverà il futuro è per ora rimesso alla concitazione degli eventi bellici che stanno infuriando.