“Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla.”
Puntuale come l’allergia di primavera, il tema più gettonato della campagna elettorale è ormai da anni sempre lo stesso: la Cultura. Quella con la C maiuscola per intenderci, quella sofferta, quella piena di concetti e di visioni oniriche, quella carica e che riempie profondamente gli spazi tra i denti di bocche che, con assoluta certezza hanno probabilmente imparato qualche frase a caso, e la ripetono con un fare altezzoso e convinto, come se avessero finalmente scoperto la cura per una malattia rara.
La verità è ben altra e non riguarda solo come le città vivono la materia culturale e come si relazionano ad essa, basti guardare l’elenco di sagre finanziato nell’ultimo anno con fondi regionali, ma come il Paese Italia si relaziona al proprio patrimonio culturale, materiale ed immateriale; al modo in cui si tratta l’insegnamento della musica negli istituti superiori e nei conservatori, o anche all’approccio alla storia dell’arte. Non siamo la Francia ahimè, ed anche se questo può far storcere il naso ai più incalliti nazionalisti, i dati, i numeri non mentono.
Non abbiamo la cognizione di quale tesoro possediamo e di come poter consentire a questo tesoro di produrre non solo crescita sociale ed umana, ma anche e soprattutto crescita e sviluppo economico. Con la Cultura si mangia, altro che, e se ne sono accorti negli anni quelli che in dispregio di ogni amore, e di ogni possibilità di perseguimento di interessi collettivi, con essa hanno lucrato ed hanno gonfiato le proprie tasche. Ed oggi sentire ancora usare in maniera strumentale tutto quel bagaglio di esperienze e di conoscenze, che fatica ad esistere e che è relegato in una ” nicchia” disturba e non poco, chi invece crede, ed ha sempre creduto, che la cultura fosse la vera possibilità per una comunità di sentirsi davvero tale e per costruire il vero riconoscimento di una storia, di una passione, e di un futuro per le generazioni future.
Vedete qui è importante immaginare un sistema che sia davvero efficace e che spinga ad incrementare gli investimenti finalizzati e legati al raggiungimento di obiettivi e non perché io voglia spoetizzare, ma perchè sono sempre più convinta che solo attraverso un approccio serio e non clientelare, o da circo equestre sia possibile avere risultati a lungo termine, che consentano non solo di prendersi cura del patrimonio culturale immobiliare presente sul territorio, ma che impieghi persone di talento e che le spinga a non lasciare i nostri territori.
Lo sviluppo possibile ad esempio del Sud, non è un miraggio ma è a portata di mano, occorre gettare il cuore oltre l’ostacolo ed avere il coraggio di guardarci e di agire per competenze, ed inneggiando alla bellezza, che è da sola ricchezza, ma che va vissuta, va utilizzata, va spiegata, va cercata. E’ nella cultura la chiave di volta per sconfiggere la criminalità organizzata, è lì che risiede la possibilità di rendere gli uomini e le donne libere di crescere e di cercare nel proprio territorio quello che è l’unico oro nero che non inquina, ma che pulisce le menti dalle brutture e dalla ottusità di una società chiusa in se stessa.
La vera industria che manca qui è questa, non ci serve altro. Per cui ai mercanti che si sbracciano con soluzioni facili non date minimo ascolto, non solo dicono sciocchezze, ma hanno pronta l’ennesima fregatura. Immaginare è possibile, bisogna affollare i teatri, pretendere che i finanziamenti siano diretti a garantire strumenti musicali in tutte le scuole; siano diretti a garantire lo studio della storia del teatro sin dalle scuole elementari; siano diretti a garantire prezzi agevolati per gli studenti che vogliono assistere al balletto o all’opera; siano diretti ad introdurre lo studio della musica jazz fin dalla più tenera età. Bisogna sottrarre la gestione delle strutture pubbliche dalle grinfie di politici ingordi ed affaristi. E’ complicato? Non credo, si può e si deve agire in questa unica direzione, e come dico sempre, prima che sia troppo tardi ed il Paese continui a vivere in un eterno reality show.
La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.”