di Angela Cascella
Non c’è mai fine al peggio. La scuola cerca di camminare composta tra un ministro ex e un altro che si avvicendano al governo. Cerca di darsi un tono ed una immagine rinnovata, tra errori procedurali e fasi altalenanti. Passa tra i grovigli di una riforma, la buona scuola, strutturalmente in piedi , ma infilzata ai fianchi e ferita in più parti.
Tutto ed il contrario di tutto si alternano nell’organizzazione e nella gestione delle scuole a causa di azioni e decisioni ministeriali prive di fondamento. Tassare le merendine per aumentare gli stipendi dei docenti è solo una delle astrusità del Ministro Fioramonti. Un’ iniziativa che intende frenare l’obesità ed invogliare ad una alimentazione sana, beffando i docenti con un aumento che di fatto non si realizzerà mai.
Tassare per educare, ma in realtà diseducare per incrementare. Senza contare il pessimo anno scolastico che si dovrà fronteggiare per le mancate procedure concorsuali e di assunzione dei precari. Ogni anno vengono fatte promesse relative alla regolarizzazione dei precari e poi si inizia la scuola sempre nella precarietà più assoluta. Ora il nostro ministro dell’istruzione, università e ricerca è anche oggetto di critiche e contestazioni a causa di suoi precedenti commenti e osservazioni poco consoni su politici e ministri fatti nel mondo dei social. Senza dimenticare che il Ministro pochi giorni fa aveva chiesto ai Dirigenti scolastici di giustificare gli scioperati ambientalisti, vanificando il valore dello sciopero con anche un palese danno all’erario.
Non si può trascurare anche la proposta di levare i crocefissi dalle aule, per una scuola laica. È vero che don Milani nel diffondere l’idea di laicità della scuola di Barbiana apriva le braccia alla libertà ed alla centralità dell’uomo; ma non possiamo rinnegare la dimensione religiosa del nostro Paese.
Il Ministro Fioramonti ritiene, anche, che lo studio della storia incoraggi il conflitto e la violenza, piuttosto che essere la chiave di accesso al futuro attraverso la consapevolezza e la piena conoscenza del passato.
Verrebbe da chiedersi se è così difficile individuare un ministro dell’ istruzione che abbia masticato di educazione e di istruzione, che abbia grattato con le unghie tra i corridoi di una scuola alla ricerca di resilienza e strappato coi denti consensi e approvazione nel suo lavoro di docente. Perché per capirne di scuola bisogna essere stato un educatore, un insegnante, un maestro, un professore; insomma uno che non si ferma davanti alle difficoltà strumentali e materiali della scuola e costruisce il sapere e regala il suo impegno alla comunità scuola con la forza della proprio amore verso i bambini ed i ragazzi, risorsa preziosa del nostro futuro.