Nicola Femminella, ventitré anni e il fratello 17enne Giovanni, Luigi Paciello, quindici anni (fratello del conducente dell’auto che ha travolto il gruppo di amici) e Daniele Paciello, quattordici anni. Quattro giovanissime vittime. Le ennesime giovanissime vittime di un incidente stradale, avvenuto – questa volta – una domenica pomeriggio di fine settembre a Sassano in provincia di Salerno e la cui dinamica ha lasciato tutti con un senso oltre che di dolore, d’incredulità. I quattro ragazzi erano tranquillamente seduti al solito bar quando il ventiduenne Gianni Paciello ha perso il controllo della sua Bmw per poi schiantarsi proprio sui tavolini dove i giovani stavano chiacchierando.
Purtroppo questo episodio è solo uno dei tanti numeri che andrà a finire nelle statistiche redatte annualmente dall’Aci e che rivelano dati al dir poco preoccupanti: 26 incidenti al giorno, 4 morti ogni settimana, quasi 2 feriti ogni mezz’ora. Nel 2013 ci sono stati in Italia 182.700 incidenti (4.629 a Napoli), 3400 morti (98 a Napoli), 259 mila feriti (6.626 a Napoli). Dietro questi numeri ci sono famiglie devastate dal dolore, madri, padri, sorelle, fratelli, la cui vita si è fermata nell’attimo in cui hanno ricevuto la tragica notizia.
Le cause sono molteplici: guida in stato di alterazione, distrazione, alta velocità, strade al limite della percorribilità, maltempo.
Quella delle vittime della strada è una questione ormai vecchia. Ce la raccontava già Dino Risi nel lontano 1962 con il suo film Il Sorpasso, dove un giovane Vittorio Gassman passa il suo Ferragosto con Jean-Louis Trintignant sfrecciando a bordo della sua Lancia Aurelia, finendosi poi per schiantare nella curva di Calafuria, nei pressi di Livorno, sul lungomare toscano. Sono anni ormai che si cerca di contrastare il fenomeno attraverso riforme del codice stradale, controlli più serrati soprattutto all’esterno di discoteche e luoghi frequentati nei weekend dai giovanissimi, sistemi avanzati di sicurezza a bordo delle auto, campagne di sensibilizzazione, eccetera, ma con scarsi risultati.
Eppure evitare altre vittime sarebbe possibile. I provvedimenti da prendere non sono molti. Nella scorsa primavera, l’Aci – in occasione di un convegno sugli incidenti stradali, tenuto proprio al Tar della Campania – aveva proposto l’inasprimento delle pene per chi provoca un incidente mortale, tra cui il ritiro definitivo del documento di guida, il cosiddetto ‘ergastolo della patente’, per chi abbia già dei precedenti. Numerosi, infatti, sono i casi di recidiva ai quali abbiamo dovuto assistere con sdegno e riprovazione e il caso di Sassano ne è uno di questi: Gianni Paciello, infatti, non è nuovo a tragici incidenti. Nel 2010 fu coinvolto in un altro episodio drammatico, durante la festa patronale. In quella circostanza morì un suo amico. Erano in due in auto quando uscirono fuori strada e andarono a sbattere. Ufficialmente alla guida c’era l’amico, Gianni Rubino, il quale morì dopo due giorni di agonia in rianimazione. Rubino aveva ventidue anni, Paciello era poco più che maggiorenne. Dopo quell’episodio, però, gli fu momentaneamente ritirata la patente, in attesa che la vicenda si chiarisse. Esattamente un anno dopo, Gianni è potuto tornare al volante. Con lo stesso stile di guida: pigiava sempre il piede sull’acceleratore e non aveva remore nell’essere spericolato, così come si può evincere dalle testimonianze dei suoi compaesani.
Insomma, se le modifiche proposte fossero diventate legge, le quattro vittime di Sassano, e molte altre, molto probabilmente sarebbero state evitate. Intanto il dibattito andrà ancora avanti per molto. Intanto, ieri, 29 settembre 2014, Nicola e Giovanni Femminella, Luigi e Daniele Paciello – rispettivamente ventitré, diciassette, quindici e quattordici anni – ci hanno salutati per sempre.