di Gemma Delle Cave
Banksy e la (Post) street art è il titolo della mostra, esposta attualmente al PAN in via dei Mille 60, dedicata al celebre artista di strada contemporaneo e altri 3 importantissimi nomi del panorama della street art, ovvero Mr. Brainwash, Obey e Mr. Savethewall.
La street art è quell’espressione artistica che ritroviamo per le vie delle nostre città, il cui principale strumento di raffigurazione è la bomboletta spray. Molte volte si tratta di vere e proprie opere artistiche dal grande potenziale, altre purtroppo sfocia in atti illegali di persone, che imbrattano luoghi e statue di incalcolabile valore culturale per l’amaro gusto di divertirsi.
È difficile trovare una collocazione temporale a questa corrente artistica, se così si può definire. Ad ogni modo, ha iniziato a svilupparsi sempre più a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, anche se ci sono state molte avvisaglie nei decenni precedenti.
L’arte urbana, altro termine con cui viene chiamata la street art, si è insediata soprattutto tra i più giovani, perché rappresenta una forma di esternazione delle emozioni scevra dalle leggi di chi vuole lucrare sull’arte. Nasce, quindi, come denuncia sociale contro il conformismo e la politica.
Primo tra tutti nella denuncia da strada è stato Banksy, artista inglese dall’identità ancora ignota, che fa sempre discutere di sé. Indimenticabile il momento in cui ha fatto tagliuzzare una sua opera incorniciata, la famosissima bambina col palloncino rosso, dopo essere stata venduta all’asta per un milione di sterline, sbalordendo il pubblico presente.
E questo a testimonianza del fatto che tali artisti urbani non vedono affatto di buon occhio il mercato che gira attorno alle opere d’arte. Banksy, inoltre, non è al suo primo passaggio a Napoli. Già alcuni suoi disegni sono apparsi nella città partenopea, come la Madonna con la pistola.
Mr. Brainwash, appellativo di Thierry Guetta, invece, è un artista francese, il più mondano dei quattro, in quanto ha collaborato alla realizzazione delle copertine di album di artisti famosi, come Madonna e i Red Hot Chili Peppers. Per di più, lo ritroviamo insieme a Fairey e Banksy, in un film diretto da questi ultimi due, ovvero Exit Through the Gift Shop.
Obey non è nuovo al PAN. Già nel 2015 è stato protagonista della mostra Shepard Fairey #OBEY. Si tratta appunto di Shepard Fairey, lo street artist e designer più attivo nel panorama delle denunce sociopolitiche, nonché uno dei più quotati degli Stati Uniti. È particolarmente popolare per i suoi manifesti e sticker provocatori, come quello dedicato al wrestler Andre The Giant e all’ex presidente degli USA Barack Obama.
Per quanto riguarda Mr. Savethewall, è un italiano, Pierpaolo Perretta, che ha lasciato uno stancante lavoro d’ufficio per intraprendere una più soddisfacente carriera artistica. Lui è il post artista, ovvero colui il quale vuole diversificarsi da Banksy e dagli altri per il fatto che non coinvolge dei muri. Infatti, il suo pseudonimo tradotto significa salviamo i muri. Come tecnica predilige lo stencil su tela e la raffigurazione di realtà distorte da elementi estranei al contesto, come il caso delle figure umane con la testa di rana.
La rassegna, a cura di Andrea Ingenito, è in esposizione al Palazzo delle Arti Napoli fino al prossimo 16 febbraio 2020 e si articola in 4 sezioni con 70 opere, provenienti da diverse collezioni private e gallerie d’arte, italiane e straniere. Inoltre, sarà possibile prendere due piccioni con una fava, perché con lo stesso biglietto si può vedere anche la mostra di Mirò, che permarrà sempre al PAN fino al 23 febbraio.