di Rosario Pesce
La maggioranza di Governo ha trovato un accordo molto importante: quello intorno alla futura legge elettorale, che prevede un sistema proporzionale di voto con sbarramento al 5% e con le liste bloccate.
Un modello – questo – che, di fatto, riproduce la legge elettorale vigente in Germania e che ci trova d’accordo, visto che il nostro Paese, per tradizione culturale e partitica, non è abituato a sistemi maggioritari, che allontanano i cittadini dalla partecipazione popolare.
Certo, il Parlamento, in fase di approvazione, potrà mutare la proposta di legge, in particolare in riferimento alla soglia di sbarramento (che potrebbe essere portata ad un più credibile 3%), ma il senso generale del provvedimento legislativo non cambierà.
Quali saranno gli effetti di una simile scelta?
Si creeranno, di fatto, due schieramenti ovvero la presenza di almeno 4 liste, in grado di superare lo sbarramento, farà si che il Centro-Sinistra ed il Centro-Destra divengano dei lontani e meri ricordi?
Crediamo, invero, che una simile legge elettorale sarà la foto più fedele nella riproduzione, in Parlamento, degli equilibri veri presenti nella pubblica opinione.
Nessun partito, da solo, sarà in grado di governare il Paese, per cui la legge, che sta per essere varata, cristallizzerà la condizione tipica del nostro Paese, cioè l’esigenza ineludibile di Governi di coalizione, che non è di per sé un male, se le coalizioni sono in grado di fare una sintesi delle istanze di cui ciascun partito è espressione.
Forse, l’unico vero male, che rischia ancora di riprodursi, è la presenza – tuttora – del principio delle liste bloccate, che non consentirebbe al cittadino di scegliere l’eletto, rimanendo quindi in presenza di senatori e deputati nominati dai vertici dei rispettivi partiti.
Ma, a fronte anche della riduzione – con legge costituzionale – del numero di parlamentari, nell’odierno contesto storico meglio non si può fare, per cui ben venga un dispositivo che, almeno, ha il merito di esaltare le differenze dei partiti, evitando che gli stessi si riducano a deboli coalizioni prima del voto, destinate poi a sciogliersi un attimo dopo il voto.