di Maria Rusolo ph Siro Tolomei
“Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!”
Così scriveva un po’ di tempo fa il Bardo. Rime di una sconvolgente attualità che raccontano un mondo femminile da sempre preda di violenza fisica e verbale, di una violenza anche più pericolosa e strisciante che chiude le donne in scatole di cartone e le dipinge come bambole bionde e dalle forme perfette, da collocare sugli scaffali o nelle vetrine di una società in cui l’inno all’apparenza ed allo stereotipo è l’unico mezzo per mettere a tacere le competenze ed il libero pensiero. L’attualità ci restituisce polemiche piuttosto accese che riguardano anche il Festival della Canzone Popolare, perché ancora una volta le donne sono presenti come abbellimento, come appendice e corollario, ma mi sembra che il tutto sia nella media di quanto accade da sempre, e quindi resto stupita dalla levata di scudi dello pseudo femminismo, che non si accorge che le questioni sono diverse, e sono molto più importanti delle banali parole pronunciate da un uomo di mezza età, piuttosto mediocre, in una Conferenza Stampa.
Resto stupita credetemi, non dalle parole, quanto dalle reazioni. Quelle frasi sono le espressioni comuni di un uomo medio e comune, e di donne medie e comuni, sono le parole e gli atteggiamenti che da sempre vivo sulla mia pelle, nell’esercizio della mia professione e nella vita quotidiana, nelle aule di giustizia e nelle numerose attività culturali in cui investo il mio tempo. Siamo sempre considerate un passo indietro rispetto agli uomini, siamo sempre le compagne, le amanti, le collaboratrici, i soldati semplici, ed anche quando a fatica, con le unghie e con i denti riusciamo ad arrivare in posti di potere e responsabilità, ci becchiamo le risatine compiacenti di qualcuno, o la strizzata d’occhio allusiva.
Avrei sperato che questa fosse l’occasione di una riflessione più attenta, più importante. A distanza ormai di decenni dalla introduzione di leggi che dovrebbero promuovere la parità di genere, mi sarei aspettata che qualcuno si ponesse domande serie sul perché esista ancora questo tipo di cultura, su quali siano gli strumenti per cambiare radicalmente la mentalità sciovinista di un Paese, in cui alle donne, è precluso anche il diritto di essere semplicemente solo avvenenti.
Esistono anche uomini che sono solo belli, che si propongono come meri oggetti di trastullo, e nessuno ne fa una questione di Stato, ma se la donna si presenta in un abito strizzato o esibisce la propria fisicità e la usa, si grida allo scandalo. Vedete io vorrei la libertà per me e per tutte di scegliere cosa sia meglio per noi, di essere nel mondo come vogliamo e decidiamo di essere, di avere la parità di accesso al mondo del lavoro ed alla politica, indipendentemente da tutto; vorrei la libertà di essere furentemente strega senza che qualcuno alluda ad un particolare periodo del mese, che nessuno si permetta di togliermi lo spazio che desidero prendermi, di essere provocatoria e provocante senza che questo mi costi una qualsiasi etichetta.
Libere di essere comunemente e banalmente degli esseri umani senza che il genere sia un limite, ne più ne meno degli altri, uguali a prescindere. Vorrei la libertà di dire che quell’uomo non è altro che uno che accompagna la moglie o la compagna, e che ha deciso di fare un passo indietro, accudendo figli e casa, con il solo intento di farle realizzare i propri sogni. Ora se l’approccio continuerà ad essere quello delle vittime a cui sono gli uomini a dover riconoscere i meriti, non credo che ne usciremo facilmente, e continueremo a fare polemiche inutili senza raggiungere quella che dovrebbe essere una verità acquisita. Ecco avrei preferito che fosse, proprio in quella Conferenza Stampa, la ragazza coinvolta a rispondere per le rime al Presentatore un po’ stempiato e banalotto, con tranquillità avrebbe raggiunto un altro tassello nel lungo cammino verso la parità.
“Le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci. Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell’irrazionalità, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo. Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori. Quel buio che loro, libere, scarmigliate e fiere, conoscono come nessun uomo saprà mai.”