di Gemma Delle Cave
“La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”.
È morto ieri, nella sua casa di Bologna, all’età di 48 anni, Ezio Bosso, pianista, direttore d’orchestra e compositore torinese. Purtroppo, era malato dal 2011 di una patologia neurodegenerativa, che nell’ultimo periodo gli ha rubato anche la cosa più preziosa che aveva, le mani. Sì, perché per un musicista le mani sono lo strumento che consente di tramutare in musica per gli altri ciò che ha di più intimo dentro di sé. Già da settembre aveva smesso di suonare, perché non riusciva più ad avere il controllo su alcune dita, e piano piano la situazione si è aggravata a causa di un cancro, con cui combatteva da molto tempo.
Il suo talento si è manifestato sin da quando aveva 4 anni, grazie al contatto con alcuni familiari musicisti, fino ad arrivare all’età di 16 anni a studiare contrabbasso, composizione e direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna, tra le più prestigiose in tutta Europa. Vi fu, infatti, indirizzato da Ludwig Streicher, contrabbassista dei Wiener Philharmonic. Dopodiché, cominciò a suonare nell’orchestra di Claudio Abbado, proprio come contrabbassista, e da lì iniziò la sua ascesa artistica.
È stato direttore dell’Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice di Venezia e dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Al Georgian State Opera and Ballet ha diretto il gala con le dive dell’opera Nino Surguladze e Carmen Giannatasio, che ha visto più di sette standing ovation. Ricordiamo anche l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra del Teatro San Carlo, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno nel Parco Archeologico di Paestum e tantissime altre orchestre italiane e internazionali. Inoltre, da due anni a questa parte, era stato nominato Direttore Stabile del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Bosso non è stato solo impegnato nel panorama musicale, ma anche nel sociale. Ha rilevato l’associazione Mozart14 di Abbado, dopo la sua morte, per portare la musica nei luoghi del dolore, ovvero le carceri e gli ospedali, come terapia contro tutti i mali. E, per di più, ha portato la sua musica anche sul piccolo schermo, con il programma “Che storia è la musica”, per avvicinare il pubblico alla musica classica.
Ezio Bosso è la dimostrazione che ancora una volta possiamo percepire come l’arte, in tutte le sue forme, sia la risorsa più grande cha possediamo, capace di farci “volare” al di là di tutte le barriere. Per lui la musica è stata quel fuoco interiore che lo ha tenuto lontano dai pensieri bui, insieme al coraggio e alla sua straordinaria capacità di autoironia.
“La musica è magia. Non a caso i direttori d’orchestra hanno la bacchetta”.