Con le magliette di Superman addosso, i fazzoletti verdi al collo, le braccia alzate e i tricolori sventolanti, i manifestanti si sono dati appuntamento lunedì 8 giugno in numerose piazze d’Italia. Alcuni di loro sul petto recavano cartelli con scritto “Vergogna! Ci chiamate eroi ma abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa”, “Ci chiamate angeli ma siamo usurati e dimenticati”.
Claudio Delli Carri, segretario regionale Piemonte e Valle d’Aosta del sindacato di categoria Nursing up spiega: “Al governo chiediamo una contrattazione separata e autonoma per gli infermieri e le figure sanitarie, valorizzazione dei percorsi e assunzioni di personale, anche degli oss”. Il sindacato per gli infermieri reclama infatti un aumento salariale di 500 euro netti mensili in considerazione del fatto che un professionista sanitario in Italia guadagna circa 1.400 euro al mese, 10 euro l’ora, quando invece il salario di un collega europeo si attesta su una media di 1.900 euro.
La protesta di questi giorni va letta anche sulla scorta degli esigui aumenti salariali intervenuti in occasione dell’emergenza Covid-19. Un euro al giorno o, al massimo, di nove nelle aziende sanitarie più virtuose era stato l’incremento desunto dalle buste paga dei sanitari. E sempre Claudio Delli Carri in quell’occasione aveva tuonato: “È una beffa. Una sorta di elemosina. Siamo stufi di essere incensati a parole e non considerati nei fatti”.
Si spera così che il clamore mediatico suscitato da queste proteste possa migliorare sensibilmente le condizioni stipendiali e lavorative dei tanti infermieri che hanno contribuito, grazie al determinante apporto, a risollevare le sorti di un intero Paese.