di Alessandro D’Orazio
La discussione sulla riapertura delle scuole è un tema ormai al centro dell’attenzione mediatica di questi ultimi giorni. In molti si interrogano sull’argomento, in considerazione di costi, tempi e soluzioni da approntare per far fronte alla rilevante questione. Per decidere in maniera consapevole bisogna innanzitutto valutare i possibili rischi legati all’apertura dei plessi scolastici, nonché i costi derivanti dalla loro chiusura.
Ciò che si teme maggiormente nell’orizzonte scuola è una seconda ondata di contagi fuori controllo che possa far piombare nuovamente il nostro Paese nel baratro. Si tratta però dello stesso rischio che si deve affrontare e contenere quando si progetta la riapertura di qualsiasi forma di attività produttiva. Garantire parametri di sicurezza nelle scuole è un problema da affrontare, ma rimandare senza un piano preciso non può essere la soluzione.
I costi, d’altra parte, sono di varia natura. In primo luogo, la scuola svolge un ruolo fondamentale nel creare capitale umano, essenziale per lo sviluppo economico. Forse meno noto, come mostrano numerosi studi, è che anche i primi anni di apprendimento e scolarizzazione sono determinanti per i risultati professionali futuri. Rinunciare a mesi di formazione significa rinunciare a parte del capitale umano di una generazione.
A tutto ciò va aggiunto l’impatto psichico: senza la scuola o genitori che possano farne le veci, alla giornata viene meno la struttura e si riduce la socialità. Sono conseguenze che stiamo vivendo tutti, la questione è se siano da imporre ai più piccoli fino a settembre, se non oltre.
Per dirimere le problematiche sollevate forse basterebbe analizzare le scelte di altri paesi europei, molti dei quali hanno programmato una graduale riapertura già a partire dallo scorso maggio delle scuole dell’infanzia e primarie.
In Danimarca, gli istituti hanno scelto autonomamente il modo in cui far rispettare l’obbligo del distanziamento e le classi sono state riorganizzate con orari ed entrate flessibili, utilizzo degli spazi aperti e attività in piccoli gruppi.
In tutta Europa il dibattito su quali soluzioni adottare è vivo da settimane. L’Italia, invece, è in netta controtendenza: si parla in modo generico di riaprire le scuole in autunno, senza tuttavia un piano chiaro che giustifichi la tempistica. Nulla di nuovo sotto il sole potrebbe pensare qualcuno. Resta il fatto che è necessario sviluppare soluzioni rapide ed efficaci in modo da non farsi trovare impreparati una seconda volta, perché si sa: errare è umano, perseverare è diabolico!