Il 14 luglio il Parlamento deciderà sull’approvazione della proroga dello stato di emergenza per altri 6 mesi in previsione della scadenza del 31 luglio. Questo status giuridico dà ampi poteri all’esecutivo e alla Protezione Civile. Nei giorni scorsi era stato il ministro della Salute Roberto Speranza ad annunciare l’intenzione del governo di voler posticipare lo stato emergenziale di ulteriori 180 giorni ed arrivare così alla data del 31 dicembre 2020.
Il premier Conte aveva poi confermato le dichiarazioni del suo ministro, affermando: “ragionevolmente, non si deve sorprendere nessuno, se ci avviamo verso una proroga”. Infatti, nonostante il numero di contagi sia sensibilmente più basso rispetto ai mesi precedenti, soprattutto quelli del lockdown, non si può dire che la crisi dovuta alla diffusione del Coronavirus sia completamente rientrata e questo richiede che l’esecutivo e la Protezione civile dispongano di “poteri speciali” per affrontare situazioni di particolare urgenza.
Questo status giuridico – imposto a partire dallo scorso 31 gennaio – permette alle due istituzioni di avvalersi di procedure giuridiche semplificate per approvare provvedimenti necessari a contenere “emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo”. Possono rientrare ad esempio in questa categoria eventi quali terremoti, inondazioni o pandemie.
A definire l’applicazione e la durata dello stato di emergenza è la legge 225 del 1992 che, tra le altre cose, ha stabilito anche l’istituzione del dipartimento della Protezione civile. È il Consiglio dei ministri a dichiararne l’entrata in vigore anche come misura preventiva cioè “nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia”. Ed è esattamente quanto è accaduto a gennaio.
Questo status dà ampio potere all’esecutivo, permettendogli a titolo esemplificativo di emanare provvedimenti senza prima ricevere l’approvazione del Parlamento. Tale situazione ha fatto sì che si levassero forti critiche dai banchi dell’opposizione. Soprattutto la Lega e Fratelli d’Italia stanno contestando la scelta di una eventuale proroga, sottolineando il rischio di una deriva autoritaria da parte dell’attuale esecutivo. Per questa ragione, viste le recenti ed aspre polemiche, lo stesso premier Conte potrebbe vagliare altre possibilità, decidendo di fare un passo indietro rispetto a quanto preannunciato.