di Rosario Pesce
Quello delle prossime elezioni regionali sarà un voto con una fortissima valenza politica, visto che andranno alle urne molti milioni di Italiani e visto che, nel periodo dell’emergenza Covid, si è ampliato il divario inesorabile fra il potere centrale ed, appunto, quelli regionali.
Di fatto, si è consumata una riforma ulteriore di fatto della Costituzione, perché le Regioni hanno manifestato la loro volontà piena di utilizzare le prerogative concesse loro dalla Carta, per cui – complice il protagonismo dei Governatori – è apparsa incolmabile la distanza fra Roma e le autorità regionali.
Chi vincerà, allora?
Certo, nessun partito nazionale, perché le liste civiche, ineluttabilmente, indeboliranno tutte le formazioni partitiche.
Parimenti, rischia di uscirne sconfitto il Governo, perché la formula politica dell’Esecutivo centrale non è stata riprodotta nelle realtà territoriali locali, a dimostrazione del fatto che è sempre più difficile ipotizzare di governare l’Italia con il medesimo quadro di alleanze da Nord a Sud.
E, quindi, il voto del prossimo mese di settembre sarà un utile viatico per le elezioni generali che, nel giro di diciotto mesi, si svolgeranno in un contesto in cui il Covid avrà mutato, profondamente, l’Italia e gli Italiani.
Buon voto, dunque, a tutti: l’auspicio che il voto regionale possa essere foriero di un sentimento nuovo di collaborazione e di servizio in favore dei cittadini non può che animare tutti coloro che credono, ancora, alla politica ed alle sue virtù civiche.