di Angela Cascella
Il rientro a Scuola c’è stato perché si doveva e non perché si poteva
La scuola ricomincia perché deve e non perché può. Si ‘narra’ in tv che le scuole erano pronte per il rientro di alunni e docenti. Si racconta di una scuola rallegrata di partire in sicurezza. I fatti sono altri. La realtà è che solo una parte delle scuole italiane hanno ricevuto materiali e sostegni economici per fronteggiare la ripartenza.
L’organico docenti e ATA non è completo. Mancano i collaboratori scolastici, come i direttori amministrativi, come i professori ed i dirigenti. Scuole in reggenza, scuole in balia delle ‘assenze’ da Covid, o perché contagiati o perché soggetti fragili. L’organico Covid e l’assunzione dei precari sono una chimera, anche se il Ministro Azzolina ribadisce a più riprese che tutto è a regime. Forse è proprio questo il punto: il regime di gestione e di organizzazione delle Scuole italiane ha sempre fatto acqua da tutte le parti.
Le scuole si sono rette sempre sulla competenza di chi dirige e sulla volontà e la professionalità di chi insegna. Nessuno ha mai riconosciuto le mancanze e le negligenze e se lo hanno fatto hanno creduto che la svolta fosse in una riforma.
Forse! Credo, però, che al di là di una qualunque nuova legge scolastica andava preso atto che la scuola ha bisogno di spazi curati, di ambienti adeguati per fare di un bambino un uomo del domani; perché l’ambiente circostante favorisce ed influenza il comportamento, aiuta l’individuo a comunicare il proprio essere e a manifestare la propria personalità. E dunque, se l’ambiente è il terzo insegnante (Malaguzzi) dopo i genitori ed i docenti, come si può averlo trascurato così a lungo? E come non adeguarlo in tempi di pandemia?
Ai tempi del Covid, la svolta non è certo nei banchi con le rotelle che – per quanto colorati e nuovi – sono nati per una didattica della interazione e della condivisione nelle attività laboratoriali e di laboratorio e non certo per garantire il distanziamento.
E la svolta non è nei precari ‘Covid’ o nei collaboratori in servizio fino alla sussistenza delle attività didattiche. Parliamo di stabilizzazione dei precari, di riconoscimento contrattuale ed economico di tutte le categorie del Comparto Scuola; parliamo di edifici adeguati all’accoglienza degli alunni; parliamo di garantire materiali, mezzi e strutture pertinenti.
Parliamo di rendere la scuola più forte alle basi, perché quando le fondamenta sono forti, quando le strutture sono adeguate e calibrate, anche una pandemia si può affrontare senza paura. Ad oggi? Mille domande, tanti dubbi, molte incertezze, tanti ‘se’ ed altrettanti ‘ma’. E come sempre, non certo per le parole divulgate ed i banchi colorati, la scuola andrà avanti. Indovinate per merito di chi?