di Alessandro D’Orazio
Le restrizioni imposte dal Dpcm illustrato da Conte pochi giorni fa stanno facendo ancora molto discutere, mentre le proteste di piazza proseguono incessanti. Sono molte le categorie ad essere state colpite dal provvedimento; in special modo ristoratori, lavoratori nel settore della somministrazione di cibi e bevande in genere, titolari di palestre, piscine, cinema e teatri, i quali si sono visti costretti in un batter d’occhio a limitare di gran lunga i propri guadagni se non addirittura a chiudere del tutto la loro attività.
I dati statistici dell’emergenza parlano chiaro: il numero dei contagi da Covid-19 è in netto incremento. Tuttavia è bene evidenziare che – secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità – l’età media dei pazienti finora deceduti a causa del virus ammonta a 80 anni, rilevando dunque una maggiore fragilità di anziani e soggetti più a rischio di fronte al morbo.
Ragione per cui sono state molte le voci critiche al provvedimento del Presidente del Consiglio, le quali anziché procedere alla chiusura o alla riduzione di orario di molte attività, avrebbero preferito un impegno da parte del governo nel tutelare maggiormente le fasce più deboli della popolazione comprese le categorie a rischio. Per questo, sarebbe stato più opportuno rivolgere preponderante attenzione nei riguardi dei cittadini con più di 70-75 anni, soprattutto affetti da una o più patologie croniche. Per loro sarebbero dovuti essere previsti programmi ah hoc, percorsi che consentissero di proteggerli dal contagio dei più giovani e senza limitare, al contempo, le attività commerciali di questi ultimi.
Quanto basta per comprendere la fragilità delle persone che si trovano in questa fascia di età, il fatto che molti si siano infettati proprio perché entrati in contatto con parenti asintomatici o con sintomi lievi. Figli, nipoti che forse non sapevano nemmeno di aver contratto il Coronavirus e glielo hanno trasmesso.
Ecco perché sarebbe stato necessario proteggere questa generazione, prevedendo tempi più lunghi per il ritorno alla vita normale o comunque percorsi diversificati per effettuare gli spostamenti. Inoltre, non si sarebbe non potuto considerare il fatto che, in genere, le persone più avanti con l’età hanno anche problemi di salute cronici, che li rendono più attaccabili dal virus. Dalla ipertensione al diabete, ai problemi renali: un dato che, purtroppo, tende a ritornare nella casistica dei decessi.