di Alessandro D’Orazio
In particolare è emerso che la società AstraZeneca avrebbe fornito alla Ue solo 31 milioni di dosi rispetto alle 80 milioni promesse. La reazione delle autorità europee è stata per questo veemente, in quanto il taglio mette a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di vaccinare il 70 per cento della popolazione europea entro l’estate.
A Londra si teme di conseguenza che possano essere bloccati gli arrivi di fiale Pfizer prodotte in Belgio. Le forniture globali dei vaccini anti Covid sono attualmente “limitate” dalla capacità produttiva delle case farmaceutiche. A tal proposito Nadhim Zahawi, ministro designato da Boris Johnson per il coordinamento della campagna vaccinale britannica, ha inteso ribadire che il Regno Unito conta sulla fornitura entro metà febbraio di tutte le 15 milioni di dosi necessarie a raggiungere l’obiettivo del governo Tory, e cioè di arrivare ad assicurare entro quella scadenza almeno la prima somministrazione a tutte le persone inserite nelle 4 categorie prioritarie del Paese (gli ultrasettantenni, i pazienti più vulnerabili e il personale sanitario e di assistenza in prima linea).
Ieri l’isola ha superato i 6,57 milioni di dosi somministrate e i 470.000 richiami, dopo essere stata la prima a dare il via libera al vaccino Pfizer/BioNTech a inizio dicembre, a quello AstraZeneca/Oxford a fine mese e ad aver autorizzato il prototipo Moderna. In totale il governo di Boris Johnson ha preordinato fin dai mesi scorsi 360 milioni di dosi, tra cui 40 milioni da Pfizer, 100 milioni da AstraZeneca e 4 milioni da Moderna.
Sul versante opposto la commissaria europea alla Sanità, Stella Kyriakides, è stata chiara: “In futuro – ha dichiarato – tutte le aziende che producono vaccini anti-Covid nella Ue dovranno presentare una notifica preliminare ogni volta che intendono esportarli in Paesi terzi”. Il guanto di sfida alla Gran Bretagna è stato lanciato.