di Maura Messina *
Immagini gentilmente offerte da Terra Nostrum Trentola Ducenta
Da quando è iniziata la pandemia ci siamo abituati a guardare cifre e grafici, comprendendone, chi più, chi meno, il significato. Vi invito a leggere un estratto di un articolo scritto dal Dott. Antonio Marfella il 23 gennaio 2020:
“La classifica 2019 per qualità della vita complessiva in Italia correla in maniera impressionante con quella europea sulla mortalità da tumori: la Campania (con le province di Napoli e Caserta in testa) è la peggiore per mortalità da tumori come per qualità di vita complessiva, con 76,8 morti per cancro/100mila abitanti (anno 2015)” (articolo al link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/01/23/la-campania-e-la-regione-con-la-piu-alta-mortalita-per-tumori-e-la-qualita-della-vita-centra-eccome/5680782/ ).
La situazione da quell’anno ad oggi non è migliorata, anzi dal 2018 si sa che un cittadino campano ha ben 4 anni di aspettativa di vita in meno rispetto a uno che nasce in un’altra regione italiana.
Il motivo è molto semplice: il disastro ambientale.
Il dramma, dovuto all’inquinamento del nostro territorio, si ripercuote quotidianamente sulle nostre vite. La pandemia campana si chiama: terra dei fuochi.
A gennaio di quest’anno ho scritto un articolo che raccontava quella che credevo potesse essere una svolta: l’installazione di un sistema di videosorveglianza nelle aree più sensibili. Il progetto coinvolge, inizialmente, i seguenti comuni: Giugliano, Villaricca, Mugnano di Napoli, Marano di Napoli, Calvizzano, Melito di Napoli, Sant’Antimo e Caivano.
A distanza di due mesi dall’annuncio di questa iniziativa, ho assistito inerme a segnalazioni quotidiane di roghi tossici in atto sulla pagina facebook: https://www.facebook.com/TerranostrumTrentolaDucenta, vi invito a dare un’occhiata per avere contezza della drammaticità della situazione. Incendi appiccati continuamente, e spesso, proprio nei comuni interessati al progetto di videosorveglianza atto a debellare la terra dei fuochi.
Mi sono chiesta che fine avessero fatto queste fantomatiche telecamere e, al momento, la situazione è questa: i comuni stanno facendo i sopralluoghi con la ditta fornitrice delle telecamere, sono stati individuati alcuni luoghi dove saranno installate (non sappiamo ancora quando), l’unica cosa pronta è la centrale operativa. Dalle notizie ufficiali, date a gennaio, sembrava che il progetto fosse già stato avviato, ma in effetti la videosorveglianza non è ancora partita.
In attesa che tutti i lavori vengano ultimati, gli ecocriminali si stanno dando da fare spudoratamente. La dose giornaliera di aerosolterapia a base di diossina è una delle poche certezze che possiamo tristemente vantare.
Assurdo visto che la Regione Campania è attualmente considerata zona rossa per il covid-19: com’è possibile che nessuno venga fermato prima che il rogo venga appiccato? Com’è possibile che chi brucia il nostro futuro continui a farlo senza incontrare alcun ostacolo?
L’allora Ministro dell’Ambiente, Gen. Sergio Costa, a proposito del suddetto progetto aveva dichiarato:
“Io conosco queste terre molto bene. Ho trascorso tanti anni della mia vita fin dentro le discariche abusive prima come generale del Corpo Forestale dello Stato, poi dei Carabinieri Forestali. Conosco le dinamiche di questa tortura che affligge gli abitanti dei comuni della Terra dei Fuochi. Giornate intere seppelliti in casa, senza poter aprire le finestre, ostaggio degli ecocriminali. Non è facile affrontare radicalmente questa criminalità, e noi adesso lo stiamo facendo lavorando in sinergia con tutti, inclusi i comitati e le associazioni. Adesso auspico che altri sindaci della Terra dei Fuochi vogliano seguire il percorso intrapreso da Giugliano e Caivano. Troveranno lo Stato al loro fianco: le Prefetture, il Ministero, le Forze dell’Ordine. È importante che la lotta contro i roghi tossici sia un mantello che si allarghi sempre di più. Sempre al fianco di chi sta nel giusto e contro chi inquina e minaccia i nostri territori.”
Ora l’interlocutore istituzionale è cambiato, spero che la nostra pandemia della terra dei fuochi non venga accantonata con il cambio degli attori.
A febbraio 2021 sono stati resi noti dati importanti, raccolti da uno studio portato avanti dall’Istituto Superiore di Sanità e la Procura di Napoli Nord. Il risultato mette nero su bianco il nesso tra inquinamento ambientale e incidenza di alcune patologie in terra dei fuochi.
Lo studio si conclude così:
“I risultati dell’indagine seppur non conclusivi, evidenziano l’urgenza di specifici interventi: bloccare qualsiasi attività illecita e non controllata di smaltimento di rifiuti, bonificare i siti con rifiuti e le aree limitrofe che possono essere state interessate dai contaminanti rilasciati da questi siti; incentivare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, attualmente già attivo in alcune aree della Regione Campania; attivare un piano di sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni; implementare interventi di sanità pubblica in termini di prevenzione-diagnosi-terapia ed assistenza”.
Senza voler sminuire il covid-19, da cittadina che vive la terra dei fuochi, mi sembrano veramente fuori luogo le parole del Governatore De Luca che ribadisce, durante le sue dirette facebook: “Abbiamo il dovere di garantire la vita”/“il primo valore è la vita da difendere”/“la priorità è la salute”, tutte affermazioni che vengono utilizzate specificatamente in relazione alla questione del virus. Mi domando: assunto che la vita sia un valore da difendere e che la salute debba essere la priorità, perché la vita dei cittadini della terra dei fuochi non viene difesa dallo Stato? Perché per i cittadini della terra dei fuochi quelle affermazioni di tutela non valgono? Forse perché, a proposito di questa pandemia tutta campana, Vincenzo De Luca ha più volte dichiarato: la terra dei fuochi non esiste.