di Alessandro D’Orazio
Dopo l’approvazione della risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, si iniziano a delineare le prime novità in tema di Recovery plan. Nonostante ciò, non si placa il serrato duello che taglia trasversalmente la maggioranza (tra Lega e Pd) e il centrodestra (tra Lega e FdI). Il tema che tiene banco, almeno dal punto di vista della visibilità, non è più quello delle riaperture ma del coprifuoco; Salvini, ma anche FI, puntano ad allargarne le maglie, Meloni chiede invece l’abolizione tout court.
Ma andando con ordine, tra i principali investimenti previsti nel piano, emerge un considerevole sostegno al settore del welfare nell’ambito del quale il premier Draghi ha ricordato che “saranno creati 230mila posti negli asili” e ha richiamato anche il provvedimento sui mutui senza anticipo per i giovani. Inoltre, in merito al superbonus, è stato confermato l’impegno del governo a mantenerlo. Nel Pnrr e nel fondo complementare sono stanziati 18 miliardi, gli stessi previsti prima con estensione al 2023 per le case popolari.
Per il futuro l’esecutivo si impegna a corrispondere anche 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G con l’obiettivo di portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche.
Per ciò che concerne le infrastrutture, il premier ha chiarito che sono previsti investimenti per oltre 15 miliardi sull’alta velocità. Un esempio è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, dove i treni potranno viaggiare a 300 km all’ora e si impiegherà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria.
Il piano prevede ancora una poderosa riforma fiscale per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese. Draghi ha dichiarato che “il governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021” e il Parlamento “sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano attraverso l’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario avviati dalle Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento”.
A questo deve, infine, aggiungersi la semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici per il rilancio del settore delle costruzioni attraverso una riforma della disciplina nazionale sulla base delle direttive UE 2014/23, 24 e 25.