La redazione
È arrivata in libreria in questi giorni la seconda edizione de “Il lato B della Storia: Berlusconi tra cinema e televisione”, un saggio breve di Giuseppe Pesce pubblicato da Martin Eden in partnership con lo storico marchio Colonnese (pagg. 120, euro 10,00).
A lanciare il libro è stata la recensione di Furio Colombo, che lo ha definito « Un racconto incredibile in un momento incredibile. La storia svelta, asciutta e comica del più imprevedibile personaggio di governo conosciuto dagli italiani. Il racconto puro e semplice dell’avventura berlusconiana, in cui l’umorismo e il paradosso non sono allegra cattiveria d’autore, ma ordinata ricostruzione in sequenza, insieme comica e realistica, dei fatti».
In questo agile volume Giuseppe Pesce, giornalista e storico, che è stato tra l’altro documentarista in Rai per “La Storia siamo noi”, ha provato a ricostruire un racconto tra cinema e televisione (e qualche libro) degli ultimi trent’anni intorno alla figura centrale di Silvio Berlusconi. Pur accendendo alterne e contrastanti passioni, Berlusconi – 85 anni il prossimo autunno – ha segnato infatti un’epoca, prima come imprenditore e poi come politico, dalla televisione commerciale ai governi di centrodestra.
E in questi decenni l’Italia è cambiata per sempre. In che modo non è ancora facile dirlo; o meglio, è ancora presto per un’analisi storica serena. Eppure, il cinema ha saputo registrare quasi in “presa diretta” molti cambiamenti, umori, sentimenti.
Quello che è accaduto dagli anni Ottanta a oggi – compresa la parabola di Berlusconi e del berlusconismo – è stato raccontato da molti registi, da Federico Fellini a Nanni Moretti, fino al Paolo Sorrentino di “Loro” (ma non solo), e alla trilogia 1992-1993-1994 di Stefano Accorsi.
Ma nel libro si inseguono anche scene di classici del cinema, da “Le mani sulla città” di Franco Rosi a “Quinto potere” di Sidney Lumet, citazioni del filosofo Karl Popper o del romanzo “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo, fino al teatro contemporaneo di Arthur Miller.
Il cinema e la televisione diventano così la chiave di lettura di un’epoca a noi vicina e familiare. E l’avventura berlusconiana è riletta come «un tentativo di elevare a sistema di potere il colorato circo della pubblicità e il mondo dello spettacolo». L’intuizione è proprio questa: «è stata tutta lì, la vera forza del suo potere, e solo quel mondo poteva raccontare Berlusconi». Anche se, secondo l’autore, si tratta di un’epoca ormai conclusa. E tutto ciò che continua ad accadere, «tra cronache giudiziarie e campagne elettorali è solo l’ombra lunga di una stagione finita».