di Floriana Grieco
Le elezioni amministrative a Napoli sono ormai prossime, dopo dieci anni di una Amministrazione, che lascia fin troppe ombre ed un’unica verità: il debito di circa 3 miliardi di euro che i napoletani dovranno pagare, pur vivendo nella città ormai terzultima in Italia per qualità di vita.
Eppure sembra che la sofferenza della città sia destinata a perdurare ancora a lungo. Questo perché stiamo assistendo alla campagna elettorale più grottesca che nessun sondaggio avrebbe mai potuto prevedere.
Facciamo il punto della situazione.
Abbiamo innanzitutto un sindaco uscente, Luigi De Magistris, ancora in carica in una città che ha bisogno di tutto, ma di fatto impegnato in Calabria a tempo pieno, tra una trattoria-museo e un tartufo di Pizzo, a discettare di riscatto e turismo, inaugurando comitati elettorali. Nel solo mese di giugno sulla sua pagina facebook ha fatto proclami da: Reggio Calabria, Pizzo Calabro, Campo Calabro, Oppido Mamertina, Cosenza, Crotone, Praia a Mare, Vibo Marina, Cropani, Catanzaro, Civita. E ancora: Carlopoli, Tortora, Rovito, Scalea, Santa Maria del Cedro, Camigliatello, Parco della Sila, Castrolibero, Casali del Manco, Rosarno, Gallico Marina, Cittanova, Cardeto, Gioia Ionica.
Si potrebbe obiettare che nel weekend il sindaco di Napoli possa fare ciò che voglia, ma basta scorrere i suoi post, per capire come i suoi impegni elettorali si svolgano in ogni giorno della settimana.
E a Napoli, tutti tacciono. L’opposizione tace.
Abbiamo un assessore, con ben 12 deleghe, Alessandra Clemente, ancora in carica, che annuncia mesi fa alla radio e sui social della sua candidatura a sindaco di Napoli, orgogliosa di essere unico candidato donna, che parla (anche lei) di riscatto e turismo, che si affretta a smentire accordi con altri candidati, che tappezza la città di manifesti elettorali con il suo nome associato alla parola SINDACO. Tuttavia se le si chiede dove sia ubicato il suo comitato elettorale e, soprattutto, di provvedere a dimettersi, secondo un principio di etica e correttezza politica, risponde stizzita che lei non è candidata (ohibò!), poiché le liste non sono state ancora depositate. Intuibile come possa rappresentare, la sua, un’affermazione che suona come beffa per tutti gli altri candidati “senza privilegi”, visto che, come previsto per legge, le liste si depositeranno a 30 giorni dalle elezioni.
Ma a Napoli, tutti tacciono. L’opposizione tace.
Abbiamo un candidato sindaco del centro-sinistra, Gaetano Manfredi, professore universitario che cerca di smarcarsi dalla definizione di “candidato elitario”, per il quale hanno ufficializzato il loro appoggio PD e Movimento 5 Stelle. Ma la base grillina cittadina ha ribadito il suo netto “no” all’alleanza con il Pd per le prossime amministrative, dichiarando la volontà di presentare un proprio programma ed un proprio candidato sindaco, con il simbolo pentastellato.
Abbiamo poi un candidato sindaco civico, Catello Maresca, magistrato in aspettativa, che ufficializza la sua candidatura a fine maggio scorso, anzi no, appoggiato dai partiti di centro-destra. Anzi no, che ribadisce il suo progetto “civico, totalmente e autenticamente civico”. Anzi no, che non chiude definitivamente la porta ai partiti. Anzi no, che scioglierà la riserva sulla sua candidatura tra qualche giorno.
Abbiamo un centro-destra, la nota opposizione di cui sopra, che affanna a trovare un candidato autorevole, per evitare di confluire nel progetto civico del magistrato in aspettativa, perché rischia di offuscarne l’identità politica.
E abbiamo, infine, sebbene l’elenco pare destinato ad allungarsi nelle prossime settimane, un “vecchio leone” della scena politica napoletana, Antonio Bassolino, che ai social preferisce i vecchi metodi e scende nelle piazze, a parlare con la gente. Un candidato sicuramente civico, poiché non gode dell’appoggio dei partiti di centro-sinistra, conosciuto, nel bene e nel male, per il suo passato da sindaco di Napoli negli anni ’90, e come presidente della Regione Campania, ma che la sa lunga sulla città, e che gli avversari stanno forse sottovalutando.
I grandi assenti? I PROGRAMMI! Al momento non pervenuti!
E in questo quadro, ancora da finire di dipingere, che mostra evidenti pennellate di schizofrenia elettorale, si inseriscono anche, zitti zitti, assessori uscenti, consiglieri comunali e municipali, ex dirigenti di partecipate e non solo, che, in piena fuga dalla “ridicoluzione arancione”, che ha gettato la città di Napoli in un profondo degrado, si dissociano (solo oggi però!) dalla fallimentare gestione demagistriana, per riconquistare una verginità politica, che gli consenta di occupare, ancora una volta, una comoda e remunerativa poltrona nella prossima amministrazione.
Qui Frittole, 2021, quasi 2022.