di Christian Sanna
Se si pensa alla bruciante passione del Don Chisciotte per Dulcinea o all’amore platonico di Giacomo Leopardi per Silvia o ancora alle poesie amorose di un romantico inglese come Keats non è errato supporre che gli artisti sembrano legati al mondo femminile da un filo magico che li trattiene nel cerchio dell’ispirazione.
Posso affermare che la donna regge sulle spalle il peso del mondo e sono certo di non sbagliarmi, poichè ha una forza emotiva e una capacità creativa che l’avvicinano al punto di vista di Dio. Da I Notturni di Chopin a Per Elisa di Beethoven passando per Giuditta I di Gustav Klimt o la Marilyn di Andy Warhol, tutto è pensato, scritto, dipinto, suonato e cantato per celebrare l’universo femminile. L’uomo ha probabilmente esaurito le cose da dire; alcune le ha espresse in modo magnifico altre molto male. A dircelo è la letteratura. A confermarcelo il mondo della musica e della canzone.
Attraverso la poesia il maschio ha consumato le parole e si è consumato in uno struggimento senza fine. Ora tocca alle donne fare letteratura, correggere gli errori degli uomini, trasformare il banale in qualcosa di complesso. Quando dico che tocca alle donne fare letteratura non significa che non l’abbiano fatta, ci sono state scrittrici, poetesse, pittrici, artiste che hanno raggiunto livelli sublimi e ci sono attualmente delle creatrici di emozioni di assoluto valore, ma mi riferisco al fatto che per le donne desidero uno spazio infinito dove possono muovere e smuovere tutto quello che gli passa per la testa. E’ chiaro che tutto debba sempre essere supportato dalle qualità della persona.
Fra un uomo intelligente e preparato e una donna intelligente e preparata scelgo tutta la vita il femminile, se non altro per quel senso di fiducia e comprensione che le donne sanno trasmettere. Il Nobel per la medicina Rita Levi – Montalcini disse che “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”, affermazione ampiamente condivisibile.
E’ probabile che l’uomo si porti dentro e addosso un oscuro senso di colpa che non è mai riuscito a decifrare o comunque ad inquadrare, da qui la nascita di questo sterminato repertorio artistico che vede la donna in qualità di Musa Ispiratrice, unica destinataria delle parole più belle e le musiche più struggenti. L’uomo nel celebrare la donna compie l’atto di venerare un dio che forse per insicurezza pubblicamente non riconosce, ma che privatamente ne avverte il potere, quell’aura di magia di chi crea, genera la vita, mette al mondo una “presunzione” di eternità.
E’ di Shakespeare la frase “Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo”. Quasi tutta la poesia di gente come Salinas, Neruda, Cortàzar è rivolta al femminile e quando il poeta di Ixelles afferma che “Le donne sono le creature più belle, perché possiedono la ribellione e questo è ciò a cui ogni essere umano dovrebbe aspirare” ci sta dicendo che solo una donna può rompere uno schema, spezzare un’abitudine, affiancare l’orchestra ad un assolo di chitarra, invitarci a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Se si pensa a Rosella O’Hara, Anna Karenina, Madame Bovary o alla tanto gentile e tanto onesta pare Beatrice di Dante oppure ancora alla Monna Lisa di Leonardo che dal cinquecento con il suo sguardo sembra indirizzare il mondo, posso affermare che la donna ha fatto la Cultura, riuscendo dove l’uomo non è mai riuscito: dare un senso alla vita.