di Christian Sanna
“Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato”, così Ennio Flaiano nel Diario Notturno. Immediato, tagliente. Sarcastico e amaro. Correva l’anno 1956, quello della prima pubblicazione. I favolosi anni sessanta già in cammino sarebbero arrivati quattro inverni dopo portando in dono il boom economico, il rinnovamento generazionale, la Grande Inter di HH, i Beatles, la rivoluzione culturale del sessantotto, lo sbarco sulla luna.
Eppure, il futuro veniva visto come un punto di domanda, forse perchè il presente non seppe essere abbastanza convincente o probabilmente perchè l’essere umano allora come oggi non era e non è mai contento, sempre pronto a lamentarsi di tutto e tutti. Nel 1984 il cantautore a “muso duro” Pierangelo Bertoli pubblicò l’album “Dalla finestra”, dove spiccava una perla dal titolo “Nel duemila”. In questa canzone l’ottimo Bertoli riuscì a prevedere con largo anticipo e con grande lucidità il disagio di questi anni ricchi di tecnologia e poveri di contenuti.
A leggere il testo vengono i brividi, soprattutto se si considera che è un pezzo scritto nei primi anni ottanta “Nel duemila avremo un cambio di cultura e una genesi contraria alla natura/ Un computer di quartiere porterà direttamente dentro casa sia la spessa giornaliera che i concetti elaborati dalla NASA/ Nel duemila sarà tutto uniformato pertinente freddo asettico mondato/Scaricate le tensioni, abbattute le emozioni, imbottiti di calmanti e psicofarmaci ambulanti voleremo senza pesi verso esotici Paesi in un Eden straperfetto finchè durerà l’effetto”.
C’è stato un momento in cui la figura del filosofo ha abbandonato la speranza di afferrare la conoscenza dell’Eterno, cominciando a preoccuparsi del futuro. Non è improbabile che già verso la fine del Medioevo i filosofi europei cominciarono a perdere interesse per l’Eterno e ad interrogarsi sul futuro. Del futuro Karl Popper ci disse che è “molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte”.
Viviamo proiettati nel futuro che cambia giorno per giorno, influenzato dal quotidiano umore ballerino, ma non abbiamo mai formalmente smesso di cercare l’Eterno. Gli esseri umani fanno figli anche e soprattutto per un desiderio di continuità, come se nel tempo qualcosa di ognuno, a tutti i costi, debba restare. Si fanno foto e si girano filmati per tenere a bada l’ansia che non vada, in futuro, perduto il ricordo di una felicità, un sentimento, un momento magico. Qualcosa di irripetibile che c’è stato e proprio perchè considerato irripetibile, di difficile clonazione. L’educazione che ci è stata data ha pressato eccessivamente l’ampio concetto dell’amore, responsabilizzandolo oltre ogni logica.
Così quando incontriamo qualcuna che ci piace e ci fa stare bene ci stacchiamo per un attimo da quel momento idilliaco pensando che non vorremmo finisse mai quella sensazione, la magia del cerchio perfetto venutosi a creare. Spinti dal desiderio di prolungare uno stato d’estasi si fanno promesse per l’eternità e si dicono frasi talvolta eccessivamente entusiasmanti ed azzardate. Il problema è sempre il Futuro che incombe e questa cosa non permette di vivere il presente con la serenità necessaria, così sempre stiamo noi umani sospesi fra il passato addolcito o avvelenato dai ricordi e il futuro, pieno di incognite e speranze. Il drammaturgo britannico Arthur Pinero sosteneva che “Il futuro sia di nuovo il passato, che entra attraverso un altro ingresso”.
La verità è che non ne sapremo mai abbastanza, perchè il futuro arriva troppo presto e quasi sempre ci coglie impreparati. E allora non ci resta che osservare ogni tramonto come fosse l’ultimo, mandare un bacio alla luna, esprimere un desiderio per ogni stella cadente. Tenerci strette le persone che ci fanno stare bene. Costruirci le nostre piccole certezze che non cambieranno il mondo, ma di certo miglioreranno il nostro modo di stare al mondo. Perchè se c’è qualcosa di prezioso da conquistare e riconsiderare è il Presente. Il Futuro arriva quando meno te lo aspetti ed entra come la felicità, facendo rumore. All’improvviso.