di Rosario Pesce
È iniziato, finalmente, il dibattito intorno al futuro Presidente della Repubblica, visto che nei prossimi giorni i grandi elettori dovranno eleggere il successore di Mattarella, che – salvo novità dell’ultima ora – ha già espresso la sua volontà di non essere rieletto al Quirinale, come invece era successo a Napolitano.
È evidente che gli sforzi per individuare il possibile identikit del futuro Capo dello Stato vanno in diverse direzioni: deve essere un tecnico o un politico?
Deve provenire, quindi, dai partiti ovvero dalla società civile?
È ineluttabile che ogni forza partitica delinei un modello di Presidente più vicino alle proprie esigenze, ma il ruolo del Presidente della Repubblica, nel nostro ordinamento costituzionale, non può, né deve essere quello dell’uomo di parte, visto che la nostra è una Repubblica parlamentare e l’espressione politica è tipica del Presidente del Consiglio, non del vertice dello Stato.
Certo, i predecessori di Mattarella e lo stesso Presidente uscente sono stati tutti – tranne Ciampi – uomini di partito, ma – seppur in modo diverso – hanno saputo essere al di sopra delle parti, quando hanno smesso le vesti di rappresentanti di questa o di quella forza ed hanno ricoperto la magistratura più importante del nostro ordinamento repubblicano.
Peraltro, non sfugge che, nonostante i partiti della I Repubblica siano tutti scomparsi, ancora oggi per identificare la cultura politica di un leader si fa riferimento ai grandi valori ideali, sui quali la nostra democrazia si è fondata: l’idea cattolico-democratica, quella socialista e liberal-riformista, quella laica e repubblicana.
È giusto, quindi, che il nuovo Capo dello Stato sia espressione di questo mondo culturale, che ha informato di sé per decenni il dibattito del nostro Paese, anche allo scopo di realizzare un giusto equilibrio fra culture politiche e competenze tecniche, necessario per la vitalità di un Paese, come il nostro, che nel corso degli ultimi decenni ha più volte iniziato il percorso di riforma della Costituzione, senza riuscirvi mai in modo compiuto.
Gli Italiani, infine, non possono che ringraziare il Presidente Mattarella per le grandi virtù, che ha dimostrato di possedere in un momento storico delicatissimo, come l’ultimo biennio segnato dalla pandemia: rappresenterà, per sempre, un modello di capacità e di senso dello Stato, che invero anche il suo successore dovrà dimostrare di possedere, visto che l’ufficio – che andrà a ricoprire – è essenziale per la difesa delle libertà costituzionali e della democrazia, cui teniamo moltissimo.