Torniamo ai domani di ieri

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di Anna Iaccarino – gettyimages

Sul tempo pandemico di oggi è stato scritto di tutto. Questi ultimi due anni hanno segnato lo spartiacque con tutto ciò che era prima, un totale radicale cambiamento, un’alterazione del vivere che ha coinvolto l’intero pianeta inondandone ogni lembo d’esistenza. Come uno tsunami che di colpo ne ha cancellato ogni forma d’essere, trasformandoci in quel che non eravamo più, senza diventare altro. 

L’agire di un tempo che non ha fatto sconti di alcun tipo e che ancora oggi naviga la mescolanza cruda e disorientante di punti sparsi in cammino, senza certezza di solchi d’arrivo. Come un mare aperto senza ormeggi né lidi d’approdo dove accogliere i naufraghi dispersi. Un mondo che non cerca più una voce comune per parlarsi, incontrarsi, trovarsi. Chi di qua, chi di là, in uno spaccato umano, economico, politico, di divisione, chiusura, condanna, gli uni con gli altri, e tutti insieme ostaggi e prede di un indotto di trasformazione della vita associata.

Una collettività che si è trovata improvvisamente “ibernata”, messa sotto coperta in attesa di riemergere dal gelo della cappa. Uomini, donne, bambini, decontestualizzati e privati della quotidianità del vivere, con corpi imbrigliati in luoghi chiusi e menti mutilate di spazi liberi d’interazione.

“Attori sociali senza più la società”. Una delle definizioni più vere che ho letto.

Ma a cosa sta portando tutto questo?

La disamina argomentativa, l’analisi socio-culturale, di un tema così complesso e ancora in corso di mutamento temporale e di eventi in essere, richiederebbe altre sedi, competenze a confronto, affondi di svisceramento, che l’oggetto di questa mia riflessione non ha come finalità consuntiva, tantomeno come pretesa. Ma unicamente come rappresentazione di un momento d’esternazione di pensieri, in cui provare a ritrovarsi e a sentirsi meno soli nel viverli come propri.

Non si può parlare di oggi non partendo da ieri, da quel recente passato, che adesso appare lontanissimo, senza ripensare a quel tempo in cui il presente poteva guardare ai domani come naturale processo di vita.

Il domani di oggi è nebuloso, non traccia un orizzonte possibile, non lascia idee di speranza. Il momento attuale appende la vita a un filo esiguo, non respira di futuro, solo di un eterno presente. Non bastano i bonus vacanze, ristori per lo psicologo o i bagni alle terme, di turno. Ci vuole ben altro per vivere (e non sopravvivere).

Bisogna mantenersi ancorati a terra, appellarsi a una nuova forza che guardi lontano, senza cadere nella trappola del presente ossessivo, ma tornando a credere in quei domani di ieri.

Verrà un tempo migliore? La risposta non può essere che l’auspicio di un SI.  Ma dobbiamo saperlo praticare e allora potrà essere dei nostri.

 

Anna Iaccarino nasce e vive a Napoli. Laureata in Scienze del Servizio Sociale, dopo un lungo percorso professionale presso Ente Pubblico, attualmente è dedita alla scrittura e ad interessi e percorsi a impegno sociale. Ha collaborato con il quotidiano giornalistico on line Il Mondo di Suk in qualità di Operatore della Comunicazione con articoli a tematiche di attualità culturale. Per Guida Editori ha pubblicato: il Racconto Il tempo di noi (2019); la Raccolta di Poesie Passi in cammino di parole (2019); Il libro di Riflessioni e Poesie: Di vita e frammenti (2021). È stata insignita del conferimento di Menzioni di Merito nell’ambito dei Concorsi Letterari: V° Premio Internazionale “ Salvatore Quasimodo” sezione narrativa ; VI Premio Internazionale “CET Scuola Autori di Mogol ” e XI Premio Internazionale “Parole in Fuga” per la sezione Poesie. È stata inserita previa selezione da apposita Commissione Letteraria con sei opere a propria firma d’autrice, nell’Enciclopedia “ Poeti Italiani Contemporanei” - 2021 (Aletti Editore)