“Lo sai che cosa davvero non sopporto? Quando qualcuno dice: IO HO SCONFITTO IL CANCRO. No. Nessuno sconfigge nulla. Ci vuole fortuna.
Altrimenti passa il messaggio che chi muore di cancro sia un imbecille”.
Così finisce il racconto che mi fa Stefano, del suo incontro col mostro.
Stefano ha 54 anni, portati benissimo.
Un uomo che è sempre stato bene. Va a correre, mangia bene, una vita sana, insomma.
Ad aprile ha un attacco di labirintite. Ogni tanto gli capita. Ma questo è il quarto in poco tempo. Si decide ad andare dal medico, che però lo liquida con “avrai preso freddo”.
Così pensa di cambiare dottore.
Una dottoressa questa volta.
Quando va per farsi conoscere lei gli fa una visita accurata e un “interrogatorio da polizia”.
Gli dice: “Lei deve fare una colonscopia, me lo deve promettere, suo padre aveva avuto delle malattie che sono a forte rischio di familiarità”.
Stefano non ha nessuna intenzione di farla e quando torna dalla dottoressa per un certificato sportivo, lei cerca di convincerlo in tutti i modi ad effettuare l’esame. “Lo faccio al ritorno dalle ferie” le dice. Parte sereno, sta bene. Tutto sembra lontano.
Agli inizi di ottobre fa l’esame. Un colpo.
Un colpo tremendo. Anzi, due.
Due tumori. Non uno, ma due.
Operato d’urgenza. Non c’è tempo per nient’altro. Nemmeno il tempo di pensarci. Sotto i ferri. Subito.
Lunedì prossimo, Stefano tornerà al lavoro. Sano.
È stato fortunato. Ha trovato una dottoressa capace. Li ha presi in tempo.
“Abbiamo delle paure assurde” mi dice, “paure di fare esami che ci possono salvare la vita”.
Non ha nulla da insegnare, Stefano. Non vuole insegnare nulla.
Non si sente “uno che ha sconfitto il cancro”. Si sente un uomo fortunato, graziato. Vuole dire a chi lo ascolta di farsi controllare il più possibile.
Il cancro è un mostro orribile, che non si può sconfiggere se non con la prevenzione e con un po’ di fortuna.
Gli eroi non esistono nella lotta al tumore.