di Claude De Bray
Premesso che ci ho messo quasi due settimane per scrivere sta cosa non mi fate girare con traslazione rivoluzione e rotazione gli zebedei!!!
Tanto tempo fa, ma non molto, la notte mi piaceva assaje, molto più del giorno.
Eh, perché lo so che parlo una lingua strana, mi capisco solo io, non perché sia più intelligente ma solo chiù strunze. A “me mi” piace assaje fare riferimenti, sottintesi, a cose che ho visto, letto, sentito, e lo so che non le potete comprendere a meno che non tenete la stessa capa vacante come la mia… che naviga alla velocità della luce, che sarebbe quella di un Corricolo che un tempo attraversava la Napoli borbonica.
Poi ci sono pure fatti e misfatti che ammesco, mischio, inconsapevolmente e che mi inducono in errori colossali che un tempo non avrei mai commesso; ora mi sfuggono i nomi, i ricordi e confondo pensieri a volte attribuiti a Belli e invece sono di Trilussa come di Giordano Bruno che confondo con G. Vico.
Il giorno che poi dimenticherò le persone amate, beh… confido in una letterina che ho scritto ed affidato ad una specie di Babbo Natale.
E di amore riflettevo in queste notti, di anime gemelle, di bellezza, in queste notti che stranamente non dormo come non accadeva da tempo, come se aspettassi qualcuno o qualcosa.
Allora se tenete pacienza, pazienza, e seguite la cape di cazzo che tengo, consapevoli che spesso piglio il lumino per la lanterna ò muole o per la banca dell’acqua, provo a dire la mia.
Stanotte mi sono ricordato, vagamente, i dialoghi di Platone ammiscati confusamente con Aristofane e altri nullafacenti ed ho capito che, in fondo, nella vita è stato sempre quello che ho cercato, pur non riuscendoci.
La cosa inizia da lontano, da questi cazzo di greci che pure se ti dovevano dire buongiorno facevano un simposio, ed erano cazzi di discutere se con tale parola si augurava un buon giorno agli altri, se era la conferma di un buon giorno, se fosse un buon giorno per colui che lo diceva…. insomma quando si mettevano a fare i simposi era cazzi!!!!
Androgini, Socrate, Platone, Eros e Aristofane…questo pensavo stanotte e tramutato il tutto in immagini tipo Il ratto di Prosperina, Amore e Psiche, Apollo e Dafne ammiscando quindi pure Canova, Bernini tralasciando l’arte pittorica che francamente ho difficoltà ad inquadrare. È un fatto che ho sempre avuto; le immagini per me sono più complicate delle parole o delle cose materiali come blocchi di marmo, ci metto troppo tempo a mettere a fuoco l’arte pittorica perciò mi rompo il cazzo e vado avanti. Ue, uno è bravo in matematica, un altro in fisica quantistica, altri a scrivere canzoni, poesie, ed altri, come me, a scrivere un cumulo di cazzate.
Dunque partiamo dagli androgini, che nella mitologia greca erano con quattro mani, quattro gambe, due volti e da una parte tenevano il pisellino e dall’altra la ciaccarella, insomma avevano la parte maschile e femminile insite in un tutt’uno.
Erano autosufficienti, forti, e temuti. Gli dei, che hanno sempre tenuto la cazzimma, iniziarono a temerli e Zeus, mi pare, scagliò una saetta e li divise; come Ercole perdeva la sua forza se si tosava gli androgini diventarono uomo e donna a cui l’uno mancava all’altra perdendo la loro forza sia spirituale quanto animistica.
Iniziò così per queste due nuove entità la ricerca dell’altra parte senza la quale la loro esistenza appariva inutile; cercavano di abbracciarsi, nella speranza di riunirsi, fondersi, e diventare ancora un tutt’uno, ma non ci riuscivano proprio.
Siccome gli dei avevano, oltre alla cazzima, pure un egocentrismo sfrenato si resero conto che senza gli uomini rischiavano a loro volta di essere infelici e allora mandarono a Eros ed insegnarono a uomini e donne il kamasutra così che con il ricongiungimento fisico potessero procreare; in tal modo si sarebbero assicurarti la venerazione.
Però con questi cazzo di simposi i greci mica si accontentavano di relegare uomini e donne alla ricerca di ricongiungersi con il semplice accoppiamento al fine di procreare… era troppo bello per essere vero…. qualcuno sosteneva che agli uomini e alle donne non bastava solo una bella scopata e generare figli; in fondo si sentivano ancora incompleti perché non era solo una questione di pelle su pelle, gli uomini e le donne percepivano le loro debolezze ed hanno continuato nei secoli a cercare di ricongiungere l’anima per ristabilire l’antica forza che solo uniti è possibile. Nacque così il famoso mito della ricerca dell’anima gemella.
A questo punto Platone, a cui non bastava una soluzione così semplice, scrisse il Simposio quasi duemila quattrocento anni fa al quale fece intervenire certa “genta” con la capa più vacante della mia e, per ammiscare le carte, oltre a Aristofane e Socrate, che si schifavano, si mise pure lui a simposiare, che sarebbe come dire a pariare.
Ed arriviamo a l’Ammore, quello che noi napoletani non possiamo che pronunciare con due “emme”, perché quando una cosa è sacra noi la dobbiamo rafforzare, renderla tenace e indissolubile su cui ci sta poco da riflettere; l’ammore è amore e basta.
A Platone non gli bastava sta cosa che gli androgini erano stati divisi in due come si fa con la sogliola e che l’amore serviva per procreare.
Sosteneva che l’amore nasce dal fatto che si avverte una mancanza, presumibilmente dell’altra parte di sé stessi, ovvero quella androgina.
A questo punto si ammescano un po’ le carte e si arriva a dire che amore non è soltanto unione di due corpi ma è la ricerca della bellezza, dell’anima, ma per fortuna Platone a taglia a curte e giunge ad una conclusione.
L’amore svolge la sua funzione grazie ad un amato e un amante la cui attrazione potrebbe scaturire dalla bellezza. Ma Platone che aveva avuto come insegnate Diotima manco la vuole sbrogliare sta matassa ed allora pone altri dubbi sulla questione “ammore”.
L’amore è solo una questione di fertilità e dunque il fine è procreare e ‘fankulo androgini e ricongiungimento che diventa solo un recondito riflesso dell’antico ricongiungersi o l’ammore è da considerare la fertilità di un’anima alla ricerca di una anima bella con cui unirsi e completarsi tanto da divenire ben più che un semplice atto di procreazione di un figlio che a questo punto diventa secondario se non del tutto irrilevante?
Così Platone fa una latrina a tutti i partecipanti del simposio e dice che Eros non merita tante qualità quante gli sono state conferite.
Io concordo con Platone, in primis sull’anima dell’amante che ricerca una anima che lo completi nell’amato e dunque giungere alla bellezza diventando non più una questione di sesso ma di anime e poi su questo Eros che qualche cosa pure non ha messo proprio al suo posto… e poi sui fulmini di Zeus che non è sempre riuscito a dividere l’essere androgino in modo perfetto o forse consapevolmente lo abbia fatto perché la bellezza non è solo androgina, la bellezza sta in quella parte di uomo che conserva una sia pur minima parte della bellezza femminile e viceversa il tanto che basta per riconoscere l’anima gemella e giungere alla bellezza.
Sarà per questo che, da involuto uomo insapiens con la capa vacanta, non trovo nessuna diversità o promiscuità se un’anima cerca la bellezza in un’altra anima pur se a trovarla sia un uomo in un altro uomo o una donna in un’altra donna, del resto l’ho detto subito che gli dei tengono la cazzimma ed ancora gli piace giocare con gli uomini, esseri imperfetti molto meno potenti degli androgini di un tempo.
A proposito, io l’anima gemella l’avevo trovata e come Cohen, le ho scritto poesie, ma in un tempo sbagliato e non sono preoccupato che la bellezza ora la trovo in un blocco di marmo, però mi sono ripromesso che in un altro tempo la ritroverò perché le anime gemelle in ogni tempo si ritrovano sempre. Non mi resta che sperare che Zeus e Eros quel giorno di quel tempo stiano facendo questione con Afrodite o stanne rurmenne!!!!!
Cdb