di Giosuè Di Palo
Qualche giorno fa presso la facoltà di Scienze Politiche all’università di Roma “La Sapienza” erano attesi Capezzone e Roscani, quest’ultimo deputato di Fratelli D’Italia e presidente di Gioventù Nazionale, per una conferenza sul “capitalismo buono”. Conferenza che è stata presa di mira e contestata da un gruppo di giovani studenti che non si identificavano nel partito e negli ideali promossi da Fratelli D’Italia.
Quella che all’inizio è sembrata una forma di manifestazione del dissenso legittima, si è trasformata poi in una vera e propria guerriglia urbana, con poliziotti che hanno preso a manganellate i manifestanti. I video di tali eventi sono diventati presto virali. Uno degli studenti che protestava teneva in mano un cartello con scritto “Fuori i fascisti dalla Sapienza. Antifascismo è anticapitalismo”.
Ora, non essendo stato sul posto, non posso esprimermi sulla modalità di attuazione della manifestazione, né tantomeno ho intenzione di fare il solito sproloquio sulla “polizia brutta e cattiva che picchia gli studenti senza motivazione”. Vorrei lasciare da parte la vicenda in sé per parlare più in generale di quello che, a mio avviso, è il vero problema: la comunicazione, nel suo senso più ampio. La società in cui viviamo è, vivaddio, democratica. Ognuno di noi ha il diritto costituzionalmente garantito di poter esprimere e manifestare liberamente il proprio pensiero ed il proprio convincimento politico senza dover temere ripercussioni.
Il tutto, ovviamente, senza ledere i diritti altrui e senza farlo attraverso modalità non lecite. Il che implica di per sé che davanti alle nostre strade incontreremo tanti volti simili ai nostri, con il nostro stesso modo di pensare e di vedere il mondo, ma altrettanti volti a noi dissimili, con idee diverse dalle nostre e con le quali dobbiamo necessariamente relazionarci per poter vivere nel modo più sereno possibile. E’ il rovescio della medaglia, fa parte del gioco. Adesso, il problema di comunicazione al quale mi riferivo precedentemente è proprio riguardante questo tema. Non si può pensare che il resto del mondo la pensi come noi ed allo stesso modo non si può etichettare con appellativi sprezzanti chiunque abbia un’idea diversa dalla nostra.
Durante queste ultime elezioni si è assistito ad un declino vertiginoso della Sinistra, che si è ritrovata a dover fare i conti con un programma politico pressoché inesistente ed un leader senza alcun tipo di mordente né di carisma. Una campagna politica basata sull’odio, da ogni fronte, ma che nella Sinistra, a mio avviso, ha trovato l’esempio più paradossale. Un partito che nasce dal bisogno di ascoltare e tutelare le minoranze, la classe operaia, i lavoratori, che si è ritrovata a sostenere battaglie assolutamente pretestuose, strumentalizzando tematiche importanti, quali l’omofobia, la transfobia, l’immigrazione, il razzismo, e riducendole a slogan pacifisti fini a sé stessi ed utili solo per inserirli come caption in qualche post di Instagram acchiappalike.
Con questo non intendo dire che la Destra sia la soluzione migliore che abbiamo in Italia, non lo penso ora né mai. Ma da pensatore, da sempre politicamente orientato verso la Sinistra, non posso che non pensare agli errori che si sono fatti in questi anni e che si sarebbero potuti evitare se solo la Sinistra avesse fatto sul serio la Sinistra. Urlare “Giorgia Meloni è fascista”, nel pieno di un dibattito politico, non aiuta la causa, anzi, la indebolisce.
Non credo che il Fascismo possa ritornare in Italia semplicemente perché nella stragrande maggioranza degli Italiani non vi è più quel sentire, quell’ideologia. Ciò non significa che l’Italia è tutta bella e cara. Affatto. Le mele marce sono ovunque, l’importante è riconoscerle. Ma per poter conoscere realmente e a fondo qualcosa bisogna avere il coraggio di ascoltare, cosa che ultimamente sento e vedo poco. Tanti, troppi, esprimono opinioni e le gettano in pasto ai social senza la voglia di sentire una replica, senza il coraggio di instaurare un vero dibattito.
Fascisti contro comunisti. E’ sempre la stessa storia che si ripete. Se quegli studenti, che qualche giorno fa hanno protestato pur di non sentire le argomentazioni degli esponenti di FDI, avessero deciso di presentarsi in aula ad ascoltare, molto probabilmente avrebbero continuato a vivere secondo le loro convinzioni, ma sicuramente avrebbero ascoltato opinioni differenti dalle loro. La scarsa voglia di ascoltare, il vivere costantemente in una bolla mediatica e non, dove chiunque ripete come un pappagallo le stesse frasi, storpiate come un telefono senza fili, è la vera morte della comunicazione.
Bisogna ritornare ad ascoltare ed ascoltarsi. Questo è l’unico modo per cercare di vivere in armonia gli uni con gli altri.