di Giosuè Di Palo
La prima volta che misi piede ad Ischia ero piccolo, piccolissimo. Ricordo che andavo coi miei genitori a fare il bagno alla “spiaggia dei militari” a Ischia Porto. I miei comprarono, su quell’isola, quella che sarebbe stata per molto tempo la nostra prima casa delle vacanze. Un posto sicuro, confortevole, distante neanche quarantacinque minuti di aliscafo da Napoli. Facilmente raggiungibile.
Su quell’isola mi sono creato le cosìdette “amicizie del mare”. Quelle persone che vedi per tre mesi d’estate, ci trascorri giornate al mare, serate in piazzetta, e che d’inverno neanche senti. Ma sai che ci saranno sempre e comunque l’anno dopo, ad aspettarti, al solito posto ed alla solita ora. Senza che il tempo possa mai cambiare le cose. Le prime sbronze, i bagni di notte, le serate al Valentino e quelle in riva al mare. I bagni ovunque, dalle spiagge libere alle terme, “O Vagnitiello”, il Poseidon, i giardini Eden. Le corse in villa e i giri in bicicletta, Sant’Angelo ed i suoi colori. Il Castello Aragonese che restava lì, immutabile ed eterno, a valorizzare e conferire all’Isola ulteriore bellezza. Ischia è un’isola per tutti. Accogliente e senza tempo, dove si può girare per strada in costume e senza maglia, con estrema scioltezza. O ci si può vestire nella maniera più elegante che ci sia.
E’ un isola di addizioni, dove tutto rappresenta un valore aggiunto. Quando ho sentito le notizie riguardanti ciò che è successo a Casamicciola, non ho potuto fare a meno di fermarmici a pensare. I video che tutti noi abbiamo visto sono da togliere il respiro, certe immagini che sembrano essere uscite da un film apocalittico. Eppure è una situazione alla quale chi vive quei territori è, purtroppo, fin troppo abituata. Penso al terremoto del 2017 che colpì sempre Casamicciola, una scossa di magnitudo 4.0 che ha provocato il crollo di numerose case e un bilancio di 2 vittime e 42 feriti. Gli sfollati, invece, 2.630. O ancora alla precedente, e ben più disastrosa, scossa del 1883 che distrusse Casamicciola con una potenza di magnitudo 5.8, che registrò più di 2.000 vittime.
Ci ha pensato, poi, Eduardo De Filippo ad intendere al meglio il senso di rabbia ed impotenza di fronte a certe situazioni. «Ccà pare Casamicciola.» è il grido di una storia che continua a ripetersi ciclicamente. Il 26 novembre è stato l’inizio di tutto. Attorno alle 5 del mattino si è abbattuto un nubifragio violentissimo che ha provocato allagamenti, smottamenti e messo in ginocchio il centro abitato della città. Frane continue che hanno raso al suolo case e negozi. A rendere il tutto ancora più complesso, una situazione di abusivismo edilizio sfrenato ed incauto, che periodicamente ha portato a disastri sul territorio e all’erosione dell’ecosistema.
Ischia è una zona già identificata come ad alto rischio sismico. Il continuo voler costruire in territori non adatti, con suolo cedevole e, addirittura in molti casi condonarli, non ha certamente favorito. Ad uccidere un territorio è stato il continuo menefreghismo, il voltarsi dall’altra parte. In un servizio delle Iene diretto da Giulio Golia, ad un certo punto parla una signora e descrive, con estrema lucidità, il paradosso dei nostri tempi «Non possiamo parlare sempre di abusivismo. E’ tutta l’Italia abusiva (…) quando tu da quelle terre prendi il condono, ci paghi le tasse, tasse che tu (Stato) in quel momento te le prendi, allora in quel momento non è più una casa abusiva?
Allora è un cane che si morde la coda.» Ed è effettivamente così. E, mentre gli “angeli dei vigili del fuoco”, pensano assieme agli Ischitani a salvare il salvabile, i politici di turno mostrano la loro solidarietà obbligata con tweet e post su Facebook. Tutti paladini della giustizia, solidali quando fa più comodo. Chissà se questa situazione cambierà mai. Chissà se, prima o poi, si darà più importanza alla salute e alla vita che a ragioni economiche. Chissà.