di Maria Rusolo
Notte prima degli esami, notte di polizia
Certo, qualcuno te lo sei portato via
Notte di mamme e di papà col biberon in mano
Notte di nonne alla finestra
Ma questa notte è ancora nostra
Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni
Notte di sogni, di coppe di campioni.
Forse siamo più emozionati noi a ricordare il nostro esame di stato che quei ragazzi che oggi ho incontrato per strada, sguardi bassi, una sigaretta tra le dita ed un zaino sulle spalle; siamo noi che ci perdiamo in quel ricordo, in quella sana angoscia e che vorremmo forse rivivere per sentirci ancora parte di un emozione collettiva, di un rituale di passaggio, di una prima tappa che ci faceva ancora battere il cuore, aprire alla vita, che ci rendeva ancora capaci di sognare e di sperare.
Li guardiamo e ci perdiamo in loro, nella loro vita che non è più la nostra, quando tutto ci appariva a portata di mano, ed allora tutto arriva sulle nostre spalle e ci chiediamo che cosa poi sia cambiato, cosa avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. I social diventano per un attimo un posto magico, dove tutti noi raccontiamo pezzi di quel film ormai vissuto centinaia di volte, ricordiamo tutto dai vestiti, alle sensazioni, alle penne, al rumore dei fogli ed è mi si consenta tutto meraviglioso, perché ci sentiamo tutti figli dello stesso cielo e della stessa sorte.
Non è oggi il momento delle polemiche, ma vorrei sottolineare, come oggi quei giovani ci appaiano belli e come abbiamo smesso di attaccarli per la movida, per i pestaggi, e per gli incidenti provocati per qualche like in più su di un video. E’ semplice in fondo, basterebbe che ci fermassimo un attimo al cospetto di ogni tragedia e ce ne assumessimo la responsabilità collettiva, comprendendo che non tutti agiscono in maniera sconsiderata e che non vale il principio ” punirne uno per colpirne cento”.
Siamo al cospetto di esseri umani, uomini e donne, che sbagliano, colpiscono, cadono, che si rialzano se li aiutiamo a comprendere che la cultura e la bellezza sono cose vive e vegete e che devono proiettarle all’esterno, che hanno tutte le possibilità e le attitudini per cambiare quello che a loro non piace, ma che non si debbono far travolgere dalla noia, dalla agonia, devono allenare corpo e mente, per poter nuotare anche contro corrente. Che sia più grave il comportamento di un adolescente che picchia, di un adulto che spara per strada all’ex moglie chi lo stabilisce, il tribunale del Popolo?
Quel ragazzo può essere salvato, se qualcuno si assume la responsabilità piena del suo agire, se l’intera comunità, le istituzioni comprendono che non è la pena la strada giusta, il castigo come espiazione, ma la conoscenza, la capacità di scindere gli atomi del suo essere individuando quello che non ha funzionato, ma potrebbe funzionare. Ed allora se siamo gentili ed aperti verso i ragazzi che oggi fanno gli esami, perché vediamo noi in loro, perché non lo siamo anche al cospetto del fallimento, perché non insegniamo loro che la chute non è l’ultima possibilità per un uomo di decidere il proprio destino.
Mi ha commosso vedere i ragazzi che cantavano la canzone di Venditti ” Notte prima degli esami”, tutto il fiato usciva come un alito di vento pieno di futuro. Ecco non togliamo loro questa visione pulita dell’avvenire, abbandoniamo l’indifferenza verso i loro bisogni, che erano e sono anche i nostri, lasciamoci cullare dal sogno di un domani diverso, fatto di mani tese, ma anche di sollecitudine. Buona vita a voi, qualunque desiderio abbiate nel profondo del vostro cuore.
Questo è il mio vero delitto… ho peccato d’indifferenza…