di Christian Sanna
Ne Il curioso caso di Benjamin Button il protagonista al momento della nascita appare visivamente simile ad un anziano ma con l’andare degli anni ringiovanisce fino a diventare un bambino. C’è chi sostiene che la qualità della vita sarebbe migliore se si potesse venire al mondo già vecchi e gradualmente ringiovanire fino all’infanzia. Per Mark Twain La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all’età di ottant’anni e gradualmente avvicinarci ai diciotto. In poche parole si dovrebbe nascere già imparati, solo così si eviterebbero delusioni e sofferenze, a volte gratuite poichè ingigantite da una incapacità di elaborare le situazioni in maniera oggettiva, con saggezza e buon senso.
Non tutti, ci mancherebbe, ma molti anzi moltissimi hanno un problema abbastanza serio con il presente: non riescono pienamente a viverlo e a goderne i benefici. Il presente è un tempo che esprime contemporaneità nella sua enunciazione ed un istante dopo già non c’è più, stretto fra due nostalgie, quella comprensibile del passato e quella del futuro, più difficile da spiegare. Si sta fra un passato che non ritorna e un futuro di illusioni e false promesse, questa è una delle questioni riguardante la condizione umana a cui piace flirtare con l’infelicità nonostante le campagne mediatiche sulla stabilità sentimentale, psicologica, economica. Io vulesse truvà pace, declamava De Filippo, ma credo che per molti sia solo una manifestazione teorica di desiderio perchè in fondo tanti fanno di tutto per complicarsi la vita.
Una volta scrissi che gli artisti sono anime tormentate che stanno artisticamente bene quando stanno esistenzialmente male. Premesso che sono dell’idea che nella comunicazione emotiva i concetti vadano un tantino esasperati, ma sfido chiunque a dire che non è così; chi è felice è troppo impegnato a godersi i momenti preziosi e non ha tempo per scrivere, dipingere, filosofare. Eccezioni a parte, la regola è che una relazione sentimentale tormentata incuriosisce più di un rapporto stabile e che i più grandi successi musicali, letterari e cinematografici sono retti da trame dove abbondano tradimenti, icomprensioni, sofferenze, tragedie. Ora ho capito perchè quando si è piccoli è così importante la lettura delle favole; i grandi, dall’alto della loro esperienza, cercano di educare al lieto fine e di addolcire i cuori, consapevoli delle difficoltà della vita, con il lupo cattivo che è sempre dietro l’angolo.
Ma l’uomo, credo, sia geneticamente programmato per stare in guerra prima che contro gli altri con se stesso, la storia ci dice che tende a non imparare dai propri errori quindi penso che sia un caso irrecuperabile. Bisognerebbe nascere saggi come i vecchi (alcuni, va detto, invecchiano senza diventarlo mai) e piano piano ringiovanire fino a ritornare da dove si è venuti. Non è certo che possa essere la soluzione ai problemi umani nè un’assicurazione di felicità sulla vita, ma nessuno ha mai provato e non ci sono elementi che fanno pensare ad un successo o fallimento in tal senso. Una volta dissi che per amare davvero un altro essere umano sarebbe importante assentarsi da se stessi, cosa più facile a dirsi che a farsi. Un individuo dovrebbe prendere i propri egoismi, vanità, velleità, permalosità, egocentrismi e metterli da parte, bonificare il campo dove l’altro deve essere accolto.
Non ci devono essere i residui tossici dell’Io, altrimenti c’è il rischio alto di radiottività, si contamina un amore, diventa tossico. E un rapporto tossico rovina la vita a tutti gli attori coinvolti. E’ chiaro che ognuno interpreta la vita propria e quella degli altri con parametri soggettivi, quindi la visione delle cose è abbastanza alterata e ne conseguono giudizi poco bilanciati; si ha sempre la sensazione di essere capitati al tavolo verde da gioco giusto con le carte sbagliate o viceversa, quasi a far intendere che in un altro momento o in un’altra condizione ci sarebbero stati i presupposti per sbancare o comunque svoltare. L’individuo, critico più con gli altri che con se stesso, pur di non ammettere il proprio insuccesso, preferisce dare la colpa alla sfortuna, agli agenti atmosferici, ad altre ed eventuali.
Quindi ci sarà sempre un raccomandato che a lavoro ti fa le scarpe, qualcuno che fa carriera perchè cede alle proposte indecenti del datore di lavoro, uno che non ti spieghi come faccia a stare lì ed ad occupare quella posizione e allora lo francobolli come fortunato; se ne sta nella sua stanza a deprimersi quando improvvisamente cede il soffitto e gli piovono i danè addosso. Una cosa è chiara: dalla vita non si esce vivi. E’ una messa in scena dolorosa con dei momenti esaltanti ed altri piacevoli, ma ripeto soprattutto dolorosa perchè contaminata da menzogne, piccole e grandi ingiustizie quotidiane, tanta incomunicabilità perchè questo eccesso di interazioni virtuali è vomitarsi tutto addosso senza dirsi nulla. Così si volgarizzano i rapporti e si sviliscono i sentimenti, gli argomenti seri vengono trattati con superficialità e chiunque può prendere la parola, scrivere quattro cretinate e trovare anche dei seguaci.
La crisi sanitaria generata dal Covid 19 è il manifesto di una debolezza strutturale, di mancanza di idee ed organizzazione, di una fragilità imbarazzante culturale e di visione da parte di moltissimi attori politici. Molti pensano che alcune persone siano cambiate dal Covid in poi, insomma Tizio prima del 2020 era allegro, generoso, socievole e bello come il sole, poi è diventato asociale, triste, egoista e si è pure imbruttito. Premesso che quel periodo è stato duro per tutti e che alcune famiglie hanno purtroppo subito dei lutti, famiglie a cui, per quanto può servire, va il mio abbraccio simbolico nel rispetto del dolore vissuto, senza timore di inciampare in falsità di convenienza si deve precisare che probabilmente il lockdown (coprifuoco per i puristi della lingua italiana) o confinamento e isolamento (per quelli a cui piacciono le parole forti) ha tagliato delle certezze di burro.
La prima cosa che viene da pensare è la fragilità emotiva di tanti e la precarietà di certi rapporti solo apparentemente solidi. Vivere ventiquattro ore su ventiquattro con lo spettro della paura legata al’ignoto è stato un banco di prova importante per tutti; a chi da solo ha dovuto fare i conti con se stesso e la propria solitudine ha fatto da contraltare chi con il compagno o la compagna o chi comunque in famiglia ci è rimasto per molti anni e ha resisto solo perchè fra il lavoro, la vita sociale e perchè no magari l’amante, il tempo trascorso fuori casa era più lungo di quello fra le mura domestiche. Quel periodo complicato per tutti, di chiusura e di paura per la malattia, di incertezze e di dolori, di rinunce e tanto altro non ha fatto altro che dare alla luce tutte le imperfezioni umane. Così sotto una luce forte da riflettori abbiamo visto quanto l’uomo sia fallibile ed imperfetto e come alcuni scossoni dettati da eventi imprevedibili possano smontare velocemente certezze simili a castelli di sabbia spazzati dal vento.
Non escludo che in molti ci fossero già delle predisposizioni che quel periodo ha fatto venire fuori in maniera nitida; non escludo che tanti di quelli che oggi dicono o scrivono cretinate siano gli stessi che hanno sempre represso il desiderio di dire e scrivere cretinate. Ecco, in questo tutto quel che è successo, per quanto doloroso ed anche un pò incomprensibile, ha tolto il velo al pudore. Oggi chi dice sciocchezze non solo non si vergogna, ma si vanta. Insomma siamo alla frutta, a margine di un pranzo da indigestione. Non posso non condividere quanto affermato da Gesualdo Bufalino Dio è morto creandoci, noi siamo un’opera postuma.