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di Maria Rusolo
Quando il mare diventa fango non c’è via si scampo, quando l’aria diventa satura non c’è via di fuga, quando dalla terra sorgono catene la libertà diventa fatica, ma le donne, si le donne sono abituate da sempre ad andare contro gli elementi umani e fisici e sanno risorgere sempre da ogni sconfitta.
Questo strano mondo si avvinghia su stesso, preda di mille contraddizioni, da un lato c’è chi foraggia il politicamente corretto, chi invita ad un linguaggio più sensibile ed attento alla diversità e dall’altro invece continuano le violenze di ogni tipo morale e fisico dirette a schiacciare le donne. Eppure qualcuno potrebbe obiettare, mai tanta attenzione si è fatta ai diritti, alle prerogative, alle facoltà, mai ci si è impegnati tanto affinché l’equità divenisse un simbolo di speranza cui tendere, almeno nella teoria, perché nella pratica le cose sono molto diverse da come appaiono.
Le donne continuano a patire l’emarginazione nella vita sociale e civile, ed in Italia si è ai livelli da Paesi da cultura islamica. Si continua a morire, si continua a guadagnare meno e si continua ad essere letteralmente massacrate quando si decide di partecipare alla vita politica in posizioni apicali. Tutto un profluvio di commenti sessisti diretti a sminuire la candidata che prova a scavalcare il competitor maschio, si colpisce e si colpisce con il solo obiettivo di sminuire la figura femminile, il mondo a cui appartiene in modo da non farla arrivare alla meta. Schiacciare dal punto di vista personale, sottolineandone gli abiti, lo stile, la vita privata, anche il modo di parlare, è l’arma potente che si usa nei confronti delle donne dalla notte dei tempi, lo scopo è chiaro, quello di ghettizzare, quello di disincentivare anche le altre dall’intraprendere lo stesso cammino.
Lo so bene, l’ho vissuto in prima persona, mi hanno colpita per il peso, mi hanno affibbiato uomini e relazioni particolari, hanno ironizzato sui miei difetti, etichettandomi come difficile, polemica, come disturbante, come una che non può fare vita politica o ricoprire incarichi perché incapace di mediare e di essere diplomatica, una isterica rancorosa. In realtà questo stigma mi ha fatto male, mi ha rotto spesso le ossa, ma non è legato alla mia natura, bensì alla incapacità di accettare che una donna possa essere libera, selvaggia, coraggiosa e volontariamente votata al linguaggio della verità.
Se la società, e questo riguarda anche le altre che si rendono strumento di questo messaggio, non è pronta a comprendere che la competenza femminile è una risorsa che non va nascosta, bensì ostentata come esempio per le future generazioni si torna indietro di secoli e non sarà mai possibile conseguire la vera parità di genere. Non è un problema radicato, però nella cultura di destra, al contrario la sinistra foraggia ed alimenta sotto banco questa visione, lo fa da sempre, ne ho le prove, basti pensare che negli ultimi vent’anni si è ridotta la possibilità di accedere alla contraccezione in maniera gratuita, sono stati progressivamente chiusi i consultori familiari, nulla si è fatto per tutelare il diritto alla gap o alla interruzione di gravidanza.
Se c’è una soluzione a tutto questo io non lo so dire, so solo che quando una donna tace al cospetto di quanto accade ad altre, diventa responsabile, diventa complice e sta cancellando il futuro delle figlie del domani. Occorre provarci e provarci ancora, tessere una rete talmente forte da innalzare barriere che possano proteggere e tutelare, una diga che blocchi l’avanzata di ogni fiume di fango, e se dovesse arrivare comunque si attraverserà anche il buio con forza e coraggio con occhi aperti e cuore impavido, l’una a protezione dell’altra, perché c’è sempre un domani.
“ ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne”