Ma cosa succede al tifoso del Napoli?

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di Massimo Varrone

Ma cosa succede al tifoso del Napoli? Basta accedere alle bacheche del più agéé tra i social, quello che gli analisti digitali più à la page definiscono assediato dai boomer e dunque per definizione quello più sonnacchioso (uhm, non saprei..) per rendersi conto che la sconfitta di domenica  abbia sdoganato intere centurie di invasati, è palesemente saltato il tappo della contestazione, ogni pazienza ha un limite e adesso dopo che il Napoli è sprofondato in zona retrocessione…..ah no.

Ah no, il Napoli nonostante una sconfitta senza attenuanti è ancora primo in classifica, una classifica certamente più gratificante di quanto il più ottimista tra noi potesse immaginare a Luglio scorso.

Ciò non di meno, a poco meno di una settimana da una vittoria a Milano con cui le generazioni precedenti di tifosi campavano quattro stagioni, si è scatenato un putiferio con scelte lessicali dolorose, urticanti, senza appello, bocciature definitive, responsabilità chiare e palesi che sfociano senz’altro nel dolo.

Tutto questo è incomprensibile.

A cosa dobbiamo quest’esercizio di violenza verbale che in nessun caso si ferma all’analisi tecnica che pur potrebbe riservare numerosi spunti, alla comprensibile acrimonia per una domenica meno entusiasmante delle altre, alla resa verso una domenica pomeriggio preda di ubbie e nostalgie?

La prima considerazione è che ormai il male è penetrato in profondità, tracimano offese indicibili a Conte, a Sorrentino, al Sindaco, all’inventore dell’ora legale, al venditore di calzini e pure a Brad Pitt per la semplice colpa di ispirarlo, al turista mordi e fuggi e a quello che ha messo le tende e pure ai locali e chi più ne ha più ne metta.

La seconda considerazione è per i compilatori del calendario: per cortesia, qua a Napoli abbiamo delle esigenze non negoziabili, lo zito sta a tavola già da un pò, la ‘gnora gestisce maldestramente ogni variazione della regola non scritta, se poi il Napoli abbusca pure allora la rabbia tracima. Ancora, qua a Napoli possiamo perdonare tutto ma se hai avuto un cugino che ha sposato una tifosa della Juventus, allora stai attentando alla purezza della razza, tra l’altro non siete neanche lucidi osservatori perché dovreste aver capito che qui di solito quelli che fanno più danni della grandine sono gli ex milanisti, e non altri.

Possiamo poi passare a considerare altri fattori “di sistema”: questa incontenibilità verbale nasce da una ridotta attività di relazione soprattutto nelle sue forme più epicuree.

Infine, possiamo travestirci definitivamente da santone motivatore, quella figura professionale di cialtrone che di solito diventa ricco solo in America e che giustifica d’altra parte l’incredibile incertezza con cui a poche ore dal voto non sappiamo ancora chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti: voi gridate perché avete paura, avete paura che torni la mollezza dell’anno scorso, avete paura di rivedere Juan Jesus emulare Amanda Sandrelli alle prese con il gioco della palla e quindi giustamente concludere che “non ci resta che piangere”, avete paura di andare a prendere vostro figlio all’aeroporto e trovarvi di fronte a Cajuste restituito per chiaro difetto di fabbricazione, avete paura di respingere al semaforo un trinariciuto venditore di patacche da polso salvo accorgervi essere Mazzarri a chiedere il rispetto del recupero.

Avete paura che Aurelio riprenda il microfono.

E qui, almeno un po’, avete la mia comprensione.

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