Non lasciamo indugi: la serie tv tratta dalla quadrilogia di Elena Ferrante è stata bellissima

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di Giosuè Di Palo

Non c’é serie televisiva che tenga testa a L’Amica Geniale, adattamento dell’omonima collana di romanzi della scrittrice Elena Ferrante, che la colloca – a mio modesto avviso – nell’Olimpo della serialitá Rai.

Un cast sopraffino, scelto con cura e meticolosità precisissime, e come cornice una Napoli (periferia e città) tanto cupa quanto piena di speranza e di voglia di rivalsa.
Alba Rohrwacher é nata per fare la voce narrante e, con la sua dolcezza, da vita al suo personaggio meglio riuscito.

Le vicende delle due protagoniste, fra luci e ombre, ricalcano perfettamente la storia e l’ ambivalenza che c’é in ognuno di noi.
Lila e Lenú rappresentano l’amicizia al suo gradino più alto, l’amicizia fatta di comprensione, di amore, ma anche di rivalità e di scontro. Di incomprensioni e di bugie.

É una storia di crescita, personale e collettiva, e noi, nel frattempo, siamo cresciuti attraverso i personaggi.
É una storia generazionale, che parla sí di amicizia, di amore, ma anche di letteratura e politica.

Dai grandi ambienti intellettuali, i convegni universitari, il cinico universo della politica d’alto profilo, al socialismo di piazza, il radicalismo esasperato di una generazione combattiva e appassionata.

Elena Ferrante é riuscita nell’impresa di fare la storia e di far innamorare chiunque della sacra arte della scrittura, ad oggi ancora troppo relegata ad essere considerata “ambiente di serie B”.

In una società che mira alla performance, al guadagno immediato ed al successo, la parola riscuote ancora tanta attrattiva.
Ed è così che, in un racconto così struggente e dall’epilogo aperto, si apre la porta verso l’unica dimensione che realmente “conta”: quella dell’immaginazione.
L’immaginazione di un futuro migliore, più brillante, più radioso, più appassionante.
E sono convinto che, se si parte da un sogno “irrealizzabile”, la realtà non potrà che trasformarsi in quell’obiettivo, con pazienza e costanza.

La mia maestra alle Elementari diceva sempre la solita frase che a ogni ragazzo, un po’ svogliato e con la testa già proiettata al dopo, si dice: “suo figlio è intelligente, ma non si applica”. Ne ho fatto uno stile di vita. Studente di giurisprudenza presso la Federico II e di recitazione cinematografica in CinemaFiction. Appassionato di scrittura e di cinema. Scrivo opinioni, non richieste, su tutto ciò che a mio avviso merita di essere raccontato e discusso. Perché nella vita ho imparato che è sempre meglio avere un opinione che subire passivamente il corso delle cose.