” Fuori dal coro”, odio e discriminazione ” fuori di senno”

Condividi su

di Raffaele Carotenuto

Rete 4, 21 aprile 2020, in prima serata la trasmissione “Fuori dal coro”, condotta da Mario Giordano ospita, così come ritualmente, Vittorio Feltri. Il giornalista lombardo si lascia alla sua abituale cifra oratoria contro i meridionali. Stavolta andando anche oltre il solito cliché: inferiori, Campania uguale parcheggiatori abusivi, etc.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) contesta le affermazioni di Feltri e la passività del conduttore Mario Giordano, verso il competente Ordine dei giornalisti. Rete 4 ricorre al TAR Lazio (Quarta Sezione) e quest’ultima respinge tutte le 6 eccezioni avanzate dalla rete televisiva in questione (Sentenza n. 3197 pubblicata il 12 febbraio 2025).

Le dichiarazioni del giornalista Feltri sono ritenute “idonee a veicolare espressioni di odio e discriminazione”. Alla tv privata che difende i “suoi” giornalisti viene contestata la “permissività” di espressioni hate speech, ovvero un frasario tale da provocare reazioni, anche violente, contro qualcuno. In questo caso contro una parte del paese.

La cosa che infastidisce ancora di più, rispetto alle offese gratuite (stereotipo), è il fatto che nessuno dei motivi avanzati dai legali della rete privata argomenta nel merito di quanto viene contestato. Una difesa non in grado di discutere sulla offesa, sulla denigrazione, sull’odio e l’intolleranza attraverso mezzo televisivo, ovvero sulla discriminazione di una parte consistente di popolazione, il Mezzogiorno intero, circa 20 milioni di italiani.

A sua volta, il comportamento del giornalista Mario Giordano, in veste di conduttore, viene redarguito perché “ossessionato” solo dall’audience. Ovvero, nella circostanza si preoccupava esclusivamente di una perdita di telespettatori (del Sud) evidentemente infastiditi dal linguaggio offensivo di Feltri. Non pensando, giammai, di fermare quelle pesanti offese contro i cittadini di questa parte del paese. Insomma, da parte dell’emittente televisiva, una “difesa senza lavare l’offesa”, ovvero non soltanto corporativa e puramente formale, ma nelle righe più grave dell’attacco stesso. Tra l’altro la trasmissione condotta da Giordano era già recidiva, perché già stata richiamata dall’Agcom nel mese di marzo 2020. Purtroppo ha continuato fino ad oggi.

Perché quel network nazionale può offendere i meridionali e nessuno dice niente? E quando proviamo a farlo siamo puntualmente accusati dalla comoda, alterata operazione mediatica di “piagnisteo e vittimismo”? Che valore bisogna dare ad un articolato giuridico di tipo sanzionatorio se le offese non si sono mai fermate? Perché la giustizia amministrativa dovrebbe essere credibile se i giudici si vedono disattendere quanto sancito? Quanto vale l’etica della responsabilità per i giornalisti?

I meridionali molto spesso contribuiscono ad essere volano di ricchezza per coloro che vivono di giornalismo televisivo, anche inconsciamente offrono una vetrina importante per chi deve “costruire” audience, sponsorizzazioni e visibilità che coprono l’intero stivale, ritrovandosi, come ritorno, parole sferzanti, denigratorie, ai limiti dell’odio, peraltro da soggetti consapevoli della loro impunità. Una tv privata generalista, un conduttore televisivo, un ospite, un’intera catena che non si adegua alle disposizioni cui “devono” attenersi i fornitori di servizi media audiovisivi, può diventare, se “consumata” sistematicamente, una miscela esplosiva contro il Sud. A maggior ragione se questi sono già stati diffidati per un intero ciclo di trasmissioni messe in onda nel biennio 2019-2020. Un continuo stillicidio culturale a cui le future generazioni si adegueranno, perché saranno influenzate da quelle infamie lasciate passare per normalità, con l’idea di vedere come “ordinario” un conduttore che non sia in grado di essere tale, di far rispettare la regola, di correggere quelle inflessioni argomentative nocive che minano una corretta e sana deontologia professionale.

Con questa “degenerazione a portata di mano” diventa facile “imbrogliare” il pubblico, è come gareggiare con un’automobile truccata, la condizione iniziale non cammina pari.

Una condotta illecita, di questo parla la Sentenza, deve essere sanzionata con una pena certa, in grado di ristabilire una condizione di equilibrio, riparatrice del danno provocato. Altrimenti vince sempre chi bleffa e infanga.

La giurisprudenza consolidata mette sullo stesso piano la libertà di informazione, evidentemente legata alla libertà di espressione, con la necessità della “tutela” dei destinatari di tale manifestazione. Chi tutela il telespettatore che non ha particolari “filtri” per conoscere l’autenticità della verità (non quella semplicemente rappresentata)?

Appellarsi al solo art. 21 Cost., che sancisce la libertà di manifestare il proprio pensiero liberamente e con ogni mezzo, non è più sufficiente. La tutela giuridica del ricevente l’informazione (in questo caso il telespettatore) deve essere assicurata dal combinato disposto di più norme costituzionali, che vanno lette nell’insieme. Innanzitutto lo sviluppo democratico connesso alla partecipazione, si può compartecipare “coscientemente” se si è informati “correttamente”, così come praticare condizioni di uguaglianza della conoscenza. Tutti elementi il cui vincolo giuridico è riconosciuto dalle norme di rango costituzionale, al pari della libertà di espressione.

Invece, si perpetua così una concezione ottocentesca del diritto ad informare, ovvero si lasciano passare i principi calpestati come “irrilevanza giuridica” ignorando la Costituzione e l’esistenza dei diritti/doveri dovuti.

Il problema è fare in modo che questo non diventi consuetudine ufficializzata.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.